Gli studenti
sono sufficientemente soddisfatti della loro vita scolastica, ma sono
rosi da un’ansia di prestazione decisamente superiore alla media e sono
forti consumatori di internet. Entrambi questi fattori non favoriscono
l’apprendimento e la motivazione nella carriera scolastica, secondo
quanto sottolinea il nuovo rapporto dell’Ocse sul “Benessere degli
studenti” pubblicato.
«Le scuole non sono solo luoghi dove gli studenti acquisiscono
competenze accademiche: esse sostengono anche gli studenti nella
capacità di affrontare i problemi, di connettersi e lavorare in gruppo
con le persone attorno e di aumentare le aspirazioni per il loro
futuro»: è questo il presupposto dello studio che completa il rapporto
Pisa dell’Ocse, quello che valuta periodicamente il grado di
preparazione degli studenti quindicenni sulle materie scientifiche e
sulla lettura. Il rapporto si spinge così a indagare il grado di
soddisfazione e di “felicità” degli studenti per quanto riguarda gli
aspetti psicologici e sociali, e il relativo impatto sulle prospettive
cognitive. «Non di meno la scuola è il primo ambito in cui i bambini
sperimentano le relazioni sociali in tutti i loro aspetti, e questa
esperienza può avere un impatto profondo sul loro comportamento e sulle
loro attitudini future», sottolinea il rapporto.
Italiani soddisfatti, ma ansiosi. Gli studenti italiani sono poco sotto
la media Ocse per quanto riguarda il grado di soddisfazione della loro
vita, con un livello di 6,9 (in una scala da 0 a 10) rispetto a una
media di 7,3. Nello specifico le scuole in cui gli studenti si
ritengono più soddisfatti sono caratterizzate da un clima di disciplina
e da un forte sostegno dei docenti nel processo di apprendimento di
ciascun ragazzo.
In linea con la media Ocse anche il sentimento di appartenenza, anche
se gli studenti con un background di immigrazione registrano una media
più bassa rispetto agli altri Paesi Ocse. Ma quello che caratterizza
gli studenti italiani è un livello di ansia decisamente più elevato
degli altri Paesi: il 56% diventa nervoso quando si prepara a un test
(media Ocse: 37%) e il 70% entra in forte ansia di fronte a un test,
anche se preparato (56%). «L’ansia scolastica è uno dei maggiori
fattori associati a una scarsa soddisfazione con la vita», precisa il
rapporto aggiungendo che in Italia «l’ansia scolastica è più frequente
nelle scuole in cui si studia per più di 50 ore a settimana, sia a
scuola che fuori. Il dato conferma quindi che il tempo passato sui
libri non necessariamente è proporzionale all’apprendimento: al
contrario, più sono le ore di studio più si rischia una caduta di
motivazione. Quello che è invece cruciale è la qualità dello studio,
come più volte sottolienato dall’Ocse.
Consumatori estremi di internet. Quasi un quarto dei quindicenni
italiani (il 23%) usa internet per oltre sei ore al giorno, fuori dalla
scuola, in un normale giorno della settimana, «e sono quindi ritenuti
consumatori estremi di internet». Quasi la metà (il 47%) dice di
«sentirsi proprio male se non c’è una connesione a internet». Questo
non depone in maniera positiva per la carriera scolastica degli
studenti: «I consumatori estremi di internet hanno tendenzialmente
peggiori risultati a scuola, maggiori probabilità di saltare scuola o
arrivare in ritardo, e minori probabilità di conseguire una laurea o un
diploma universitario».
L’Ocse non vuole con questo “demonizzare” l’uso di internet, ma
prendere atto di un dato di fatto. Il problema, come già sottolineato
in uno studio dedicato alla scuola digitale, è che i docenti spesso non
sono adeguatamente formati e non riescono quindi a educare i ragazzi a
un utilizzo attivo e costruttivo della rete e delle enorme potenzialità
che offre. Con il risultato che spesso i ragazzi usano il web, magari
anche a scopo didattico, ma come strumento passivo, di mera
consultazione.
L’importanza dei genitori. Gli studenti italiano percepiscono un
elevato livello di sostegno da parte dei genitori. Quasi la totalità
degli studenti (il 96%) segnalano che i genitori sono interessati alle
loro attività scolastiche e l’89% che li sostengono quando affrontano
delle difficoltà a scuola. Non sempre questo è ritenuto positvo dai
docenti, che denunciano una forte invasione di campo dei genitori in
ambito didattico. Ma il rapprto sottolinea che «i genitori possono fare
la differenza»: non solo seguendo i ragazzi nella loro vita scolastica,
ma semplicemente interessando della loro vita in generale, investendo
del tempo per parlare con i figli o per pranzare con loro senza fretta.
Anche quando si coinvolgono nella scuola, i genitori devono comunque
partire da un rapporto con gli insegnanti basato sula fiducia
reciproca. L’intervento dei genitori può avere un grosso impatto
nell’aiutare a gestire l’ansia dei ragazzi sostenendoli nella loro
capacità di affrontare i nodi scolastici.
La minaccia del bullismo. Forse la minaccia maggiore al “benessere”
degli studenti è il bullismo. In media nelle scuola dei Paesi Ocse
l’11% degli studenti segnala di essere preso in giro più volte al mese,
il 7% di essere escluso e l’8% di essere oggetto di pettegolezzi e voci
negative. Quasi il 4% dei ragazzi (con picchi che arrivano quasi al
10%) - più o meno uno per classe - segnala di essere picchiato o spinto
almeno qualche volta al mese, mentre l’8% denuncia di essere oggetto di
bullismo fisico più volte in un anno.
Il rapporto ammette che non ci sono soluzioni preconfezionate per
risolvere il problema, ma invita le scuole a aumentare gli sforzi per
creare un clima di sicurezza e rispetto reciproco, che comprenda anche
la formazione dei docenti su questo specifico aspetto e il
coinvolgimento dei genitori. Anche in questo ambito un’attenzione
particolare deve essere rivolta per educare gli studenti a un uso più
responsabile di internet.
Pierangelo
Soldavini
Il sole 24 ore