Da un fatto veramente accaduto, Leonardo Sciascia costruisce qualche cosa di più di un romanzo storico, ma un’indagine nell’indagine, una serrata e logica dissezione del potere che, nelle sue faide, richiama comportamenti che saranno motivo di lutti più di un secolo dopo. E’ veramente rilevante la lucidità con la quale lo scrittore siciliano descrive l’atmosfera dell’epoca, di una Sicilia da poco parte del Regno d’Italia, con i nobili locali che proseguono nel loro assurdo gioco di abbracciare la causa del nuovo governante, per poi immancabilmente chiedere il ritorno del precedente, tutti tesi a speculare vantaggi spesso risibili. In un complotto di grande portata solo l’opera di Giacosa, onesto e ligio funzionario di giustizia, riesce a impedirne la prosecuzione, volta a creare destabilizzazione, sfiducia, paura nei cittadini per stragi inspiegabili che purtroppo ricorrono nella storia del nostro paese. Gli indizi, le prove sono tali da consentire la condanna degli esecutori e dei mandanti, ma nelle mani del boia finiranno solo quei pugnalatori che per una modesta somma hanno sparso il terrore in città. La testa del serpente, nobili ed ecclesiastici, non viene nemmeno scalfita, nella logica aberrante che i poteri e i contropoteri sono composti da individui della stessa pasta, una specie di confraternita che gioca a una guerra le cui vittime sono solo i cittadini. I pugnalatori è indubbiamente un’opera minore, ma il pensiero di Sciascia la permea dalla prima all’ultima riga. E infatti il romanzo termina con una frase che abbiamo già sentito troppe volte: Ad un certo punto del suo intervento sull’interpellanza La Porta, Francesco Crispi aveva detto:- Penso che il mistero continuerà e che giammai conosceremo le cose come veramente sono avvenute. Sciascia laconicamente aggiunge: Si preparava così a governare l’Italia. La lettura è più che consigliata.
Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). E’ stato autore di saggi e romanzi, fra cui: Il giorno della civetta (Einaudi, 1961), A ciascuno il suo (Einaudi, 1966), Todo modo (Einaudi, 1974), La scomparsa di Majorana (Einaudi, 1975), I pugnalatori (Einaudi, 1976), Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia (Einaudi, 1977), Il cavaliere e la morte (Adelphi, 1988), Una storia semplice (Adelphi, 1989).
Recensione di Renzo Montagnoli
Postato il Mercoledì, 15 luglio 2009 ore 13:33:51 CEST di Maria Allo |
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