La crisi iniziata nel 2007, di cui vediamo oggi gli effetti anche in Europa, è iniziata nel mercato USA, i famosi mutii subprime di bassa affidabilità, oggi la crisi, che è il secondo punto delle fasi cicliche delle società capitalistiche ( sviluppo, crisi, recessione, ripresa) è diventata recessione. E’ una crisi sistemica e strutturale: vale a dire che incide profondamente nel sistema mondiale. Inoltre, la fiducia indistinta che in questi ultimi decenni i mercati potessero autoregolarsi sembra essere andata a pezzi. La derogulation è ormai evidentemente sotto gli occhi di tutti, e, a differenza di altre crisi cicliche, come quella famosa del 1929, l’intervento pubblico sembra rivestire un rimedio molto marginale. A quel tempo, le teorie di Keynes, padre della macroeconomia, sembrarono salvare da conseguenze ancora più nefaste; ricordiamo soprattutto il new deal di Roosesvelt nel tentativo di limitare la voracità dei trust ( i monopoli di banche, industrie, commerci come Morgan, Rockfeller, Carnagie etc) fu improntata ad una filosofia economica atta al saving labour attraverso l’intervento dello Stato. Ma non possiamo dimenticare che a effetto della crisi del 1929 avemmo diverse dittature in Europa e una seconda guerra mondiale che fu una carneficina..
La crisi finanziaria odierna, scatenata da un certo numero di insolvibilità dei mutui subprime, si è evoluta in una crisi sistemica a causa di una mancata e tempestiva regolamentazione, a partire dagli USA, alla faccia di coloro i quali sostengono, secondo un’idiota credenza che l’erba del vicino sia sempre più verde, che la corruttela e la voracità siano solo italiane e che negli USA la classe politica sia esente da ogni macchia. Il che, evidentemente non è vero, se consideriamo tutti gli scandali politici che si sono avuti anche negli USA e che nelle maggiori città statunitensi, a fianco del benessere, ci sono sacche di emarginazione e di povertà paurose...
In seguito a questa insolvibilità, nello specifico, le banche o hanno accumulato liquidità, o hanno prestato a tassi più elevati.Ciò ha avuto una ricaduta conseguenziale sul tenore di vita delle famiglie; Il risultato è stato un calo generalizzato della domanda e che si configura, allo stato attuale, come recessione, ovvero come punto più grave e conseguente alla crisi. Gli effetti sono evidenti: disoccupazione, povertà in crescita esponenziale, tagli inevitabili sui servizi pubblici.. Ovvviamente, siccome la globalizzazione ha effetti asimmetrici, il trend segue conseguenze più o meno gravi a secondo della latitudine dove si presenta.
Quello che in particolare è successo in Grecia riguarda un indebitamento di Stato che può presentarsi in diversi paesi europei se non fosse per i vincoli di debiti previsti dal trattato di Maastricht.Tranne per la Gran Bretagna che, ovviamente, avendo conservato e non casualmente la sterlina, ci gode a veder affondare l’euro….
Tutto questo che ricadute ha per la scuola? Molto semplice. Di fronte a tale scenario che ha cause lontane e mondiali, prendersela con l’orco Brunetta è quantomeno avere una visione miope e molto molto limitata. Se si guarda con molta attenzione alle dichiarazioni fatte dal centro destra così come dal centro sinistra si nota che in molte cose sono speculari. Crediamo che anche un’altra coalizione di governo, per le ragioni su esposte, avrebbe comunque preso provvedimenti impopolari. Di certo, la prospettiva non è delle migliori, poiché la Grecia si è indebitata proprio a causa di leggerezza nelle spese pubbliche, c’è da aspettarsi un periodo di grandi rigori ed austerità per tutti, anche nella scuola. Insomma, mettetevi l’animo in pace, perché il sistema è questo ( mondiale) e a meno che di non cambiarlo ( più facile spostare la Terra dalla sua orbita…) non c’è trippa per il gatto.
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