Leggendo le
dichiarazioni del Ministro Profumo ed i buoni auspici per il rilancio
della scuola che dovrà essere ringiovanita, aperta i concorsi per
giovani docenti, proiettata verso una innovativa didattica multimediale
ci si proietta verso un mondo incantato come quello di Mary
Poppins che insieme ad altre favole della Walt Disney hanno
allietato le serate televisive durante le vacanze natalizie.
L’annunciato concorso di 12.500 posti è un “raggio di sole nel
cuor della notte”, e i tanti giovani laureati vedono aprirsi uno
spiraglio di speranza per realizzare il sogno e la vocazione ad
insegnare.
I prossimi corsi abilitanti pensati come “tirocinio formativo
attivo” consentiranno ad alcuni docenti precari ad entrare tra le righe
dei docenti ordinari, mettendo a posto le carte e speriamo non solo
quelle formali del titolo di abilitazione, ma bensì di uno rinnovato
approccio didattico e relazionale nei confronti del gruppo classe.
Ben vengano le proposte di svecchiamento della classe docente che nei
tre ordini di scuola oscilla dai 49,3 ai 52,1 come età media del
personale in servizio. Oggi tale operazione risulta indispensabile per
rivitalizzare la vita della scuola e rispondere alle rinnovare esigenze
degli studenti , nativo digitali, e proiettati verso i nuovi alfabeti e
i nuovi linguaggi, che tanti docenti non conoscono e non intendono
conoscere e comprendere.
Le prospettive rosee di speranza vengono però offuscate dalla
nera falce delle norme che regolano la permanenza in servizio e l’età
della pensione.
Pur comprendendo le ragioni di riduzione di spesa e la necessità
di aumentare il periodo lavorativo, al fine di avere un maggiore
fondo per i pensionati, occorre precisare che non tutte le professioni
sono equiparabili e quindi soggette alle medesime norme.
Lavorare a scuola non corrisponde ad un comune lavoro di ufficio
o di fabbrica e pertanto è necessario che si trovino delle
differenziazioni nelle previsioni dell’età pensionabile.
E’ certamente inopportuno il criterio dell’obbligatorietà che costringe
coloro che non vogliono a stare a scuola e a riportare sugli studenti
la fatica ed il disagio di fare cose non volute e di conseguenza
fatte meno bene , perché prive della carica di entusiasmo partecipativo
e di coinvolgimento.
Si andrà incontro ad anni nei quali la stanchezza e la
sofferenza di dover stare a scuola per forza produrrà così tanti danni
che occorrerà un altro decennio per compensare i danni che tale
operazione produrrà tra gli studenti..
Occorre mantenere in servizio soltanto i docenti che lo desiderano e
che dimostrano di essere attivi e dinamici, che sanno stare con i
ragazzi, che non si lamentano degli incontri funzionali alla
progettazioni efficace dell’azione didattica e sono disponibili ad un
rivitalizzato aggiornamento metodologico e didattico.
Certe cariatidi abbelliscono i propilei greci, ma non sono
funzionali alla scuola viva, attiva e dinamica che la società di oggi
richiede.
La presenza di una docente di 60 anni nella scuola dell’infanzia e
primaria , specie quando è piena di acciacchi e con frequenti
disturbi di salute oltre ai diritti della Legge 104, certamente non
favorisce lo sviluppo armonico e dinamico dei bambini, i quali oltre a
fare i compiti devono anche giocare, sviluppare lo schema corporeo e
relazionale e avviarsi all’uso delle nuove tecnologie informatiche.
La classe statica e immobile da libro Cuore non corrisponde alle attese
della società di oggi che chiede alla scuola non solo la trasmissione
del sapere ma lo sviluppo di specifiche competenze da mettere subito in
atto nelle piccolo cose di scuola, per prepararsi al futuro.
Se il Ministro con le sue competenze progettistiche riesce ad infondere
nella scuola italiana insieme al nuovo “profumo” anche delle gocce di
elisir che facciano ringiovanire i docenti anziani e mantenere sempre
giovani e vitali i docenti di ruolo, passerà alla storia come il
messaggero dell’eterna giovinezza e gli auguriamo che possa realizzare
questo traguardo.
Fioretto
redazione@aetnanet.org