Tra le realtà
che si stanno impegnando a Catania a favore della scuola,
dell’università e della cultura, si presenta in queste settimane
“CataniaCittàAperta”, un movimento civico, un laboratorio politico, non
un partito, che scommette sulla partecipazione dal basso per cambiare
la mentalità corrente e la città. La Prof. Marisa Barcellona, il Dott.
Andrea D'Urso, la Prof. Katia Perna e il Prof. Fabio Gaudioso hanno
individuato alcune priorità per la cultura: «Alla città vanno restituiti teatri e
musei. Lo stesso vale per le biblioteche che in altre realtà sono
centri di aggregazione culturale e di prevenzione del disagio. Una
proposta concreta? Riconsegnare alla città uno dei tanti edifici
abbandonati per creare uno spazio comune e libero, una sorta di
“laboratorio della cultura”, ma anche ragionare su modelli alternativi
che partano dall’idea di una partecipazione concreta e costruita dal
basso alla gestione dei luoghi della cultura e alla creazione di
progetti culturali». L’Università è una grande risorsa per una
città sotto il profilo della ricerca, della formazione, dello sviluppo
e della cultura. Le proposte del Movimento sono: «Favorire la creazione
di una rete tra centri di ricerca, università e soggetti economici,
senza cedere però a modelli industrialisti, che asserviscono la ricerca
alle logiche di mercato. Diventare una città aperta agli studenti,
elaborando una politica degli affitti che li sottragga al mercato
selvaggio dei privati, migliorando la rete dei trasporti, creando nei
quartieri strutture che servono a loro, ma che possono diventare una
risorsa anche per gli abitanti dei quartieri, in una logica di
integrazione e non di sostituzione tra popolazione studentesca e
abitanti dei quartieri cittadini». Le scuole sono spesso l’unica
presenza tangibile dell’istituzione nei quartieri e rappresentano non
solo un luogo di formazione, ma anche il principale mezzo di diffusione
della cultura della legalità e centri di riferimento per i quartieri.
“CataniaCittàAperta” propone una politica scolastica democratica e
inclusiva che deve partire da una programmazione seria e non
emergenziale che miri a garantire pari opportunità di educazione e di
formazione sin dalla scuola dell’infanzia. Tra le proposte indicate nel
documento emergono la diffusione capillare degli asili-nido, la
riqualificazione delle strutture scolastiche, la diffusione del tempo
pieno, il sostegno agli studenti di nazionalità straniera. A
conclusione del documento si legge: «Rispondere a queste esigenze,
significa combattere l’abbandono scolastico che è l’anticamera del
disagio sociale, significa formare cittadini consapevoli e istruiti,
significa attivare una seria politica di promozione sociale. Su questo
vogliamo ragionare. Catania deve decidere che città vuole essere. Noi
ce la immaginiamo non una città della cultura, ma una città delle
culture; ce la immaginiamo come una città aperta, inclusiva e creativa,
che ha voglia di ripartire dalla conoscenza per proporre un nuovo
modello e sognarsi diversa».
Marco Pappalardo
marcopappalardo@teletu.it