Il nuovo "patto
per la scuola" ha messo in movimento le acque stagnanti della scuola e
cominciano a ribollire i fermenti maleodoranti delle opposizioni
sindacali che in questi anni hanno, di fatto, contribuito
all'affossamento del sistema scuola, sostenendo soltanto alcune
battaglie di quartiere. Il Ministro Giannini con l'appoggio del Governo
Renzi sembra intraprendere la via del cambiamento che, com'è stato ben
osservato non riguarda soltanto gli orari, le retribuzioni, il merito,
l'apertura prolungata delle scuole.
Oggi nelle medie e nelle superiori un docente lavora 18 ore settimanali
(più 80 ore l'anno per consigli di classe e d'istituto). Il resto, non
è contabilizzato: chi fa zero e chi fa troppo. Con il nuovo "patto", che alcuni chiamano" con
tono dispregiativo: "Un bel pacco!"
tutti i docenti saranno impegnati a scuola per 36 ore la settimana e
gli attuali 208 giorni di scuola, diventeranno presto 230 giorni di
attività.
Già alcuni dirigenti "burocratizzati" hanno impegnato tutti i docenti,
senza eccezioni, fino al 30 giugno ed in qualche scuola per assicurare
la collegialità delle operazioni di ratifica delle prove scritta agli
esami di licenza media, data la coincidenza d'impegni di docenti in più
scuole, la riunione collegiale è stata svolta alle ore sei del mattino.
A Genova è stata decisa la "settimana corta" anche per le scuole
superiori, allungano l'orario giornaliero fino alle ore pomeridiane,
con poca soddisfazione degli studenti.
Le motivazioni non sono certamente nobili e per nulla didattiche, ma la
"e" dell'economia è più forte della "e" dell'educazione e quindi
vincerà ogni battaglia. La logica del risparmio prevale, domina, detta
legge, modifica modelli consolidati e, secondo i politici, rinnova e
modernizza anche la scuola.
Il leader della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo, il quale si chiede: "Se a fine anno si premia qualcuno, gli
altri che fine fanno?" insinuando quasi la proposta di non
pensare ad alcun progetto di premialità, com'è stato fatto da sempre,
sembra voler proseguire la cattiva strada dell'assegnazione a pioggia
di eventuali benefici e, com'è stato dimostrato, senza alcun beneficio
per la qualità della scuola.
Circa l'amputazione di un anno alla scuola superiore il leader della
Flc Cgil ed altri sindacalisti come Marcello Pacifico dell'Anief,
vedono soltanto l'aspetto del risparmio dei docenti, senza guardare il
beneficio di una scuola che punta alla qualità, se è vero che l'ultimo
anno di scuola risulta poco produttivo, vissuto nella tensione delle
prove di ammissioni all'università e degli esami di stato, che secondo
alcuni dovrebbero essere aboliti.
Alle tanti voci di opposizione si contrappone l'on.Valentina Aprea, ora
assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, la
quale si dichiara soddisfatta che il governo presenterà a giorni una
proposta di modifica dello stato giuridico degli insegnanti "che riparte dai principi contenuti nella
proposta di legge 953 discussa nella Commissione Cultura nella scorsa
legislatura".
Da parte di tutti si auspica che i docenti ottengano il meritato
riconoscimento anche economico "che
tenga conto non solo e non tanto dell'anzianità di servizio, ma delle
effettive capacità, delle attività realizzate e delle responsabilità
organizzative, sia nell'ambito della classe sia nell'istituto".
Nel nuovo patto per la scuola si prevedono "scuole aperte tutto il giorno per
permettere agli studenti di vivere la scuola come la propria casa, dove
tornare a studiare da soli o in compagnia trovare libri e pc, fare
musica e sport", ma non dice come si possa realizzare tutto ciò (!) ed
aggiunge che così "si dà valore all'autonomia scolastica e alla
professionalità dei docenti, dando piena libertà di organizzazione
della didattica offrendo una remunerazione aggiuntiva a chi si occupa
di orientamento o di coordinamento delle attività didattiche".
L'interrogativo sulle risorse da utilizzare per questi lavori extra e
aggiuntivi, comprese le supplenze, che saranno a carico dei docenti, è
d'obbligo. Non si può parlare di riforme e di rinnovamento senza soldi
Giustamente le forze sindacali annunciano battaglie, ma non si conosce
ancora quale sarà il destino della scuola.
Il 14 luglio, data storica che ricorda la presa della Bastiglia, è
stato annunciato un presidio di protesta in viale Trastevere e forse si
darà inizio ad una nuova "rivoluzione".
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it