LA COLONNA SONORA DELLE FESTE
Natale? E'sempre la solita musica
Dylan e Bocelli gli ultimi «esordienti» dei «Christmas album». Le canzoni sono sempre le stesse da decenni, le interpretazioni, invece, cambiano stile e arrangiamenti
Un pugno di canzoni, quasi sempre quelle, con l'aggiunta di qualche brano originale o comunque meno noto, giusto per variare l’assortimento musicale natalizio. White Christmas, Winter Wonderland, Silent Night, Have Yourself A Merry Little Christmas, The Christmas Song… In tutto, poco più di una ventina di «evergreen» e una decina di altre melodie, anch’esse conosciute ma meno frequentate. In parte provengono dalla tradizione religiosa o popolare, in parte della storia del musical o dal periodo d'oro del rock 'n' roll. Solo in rari casi composizioni più recenti hanno fatto breccia nella playlist natalizia. Non è accaduto a This Christmas (Wham) o Do They Know It's Christmas Time (Band Aid, iniziativa benefica). Tutt'altro il livello di Happy Christmas (War Is Over) di John Lennon, giustamente entrata tra i «classici». In ogni caso queste canzoni compongono il repertorio sul quale, negli anni, si sono esercitati almeno una volta, quasi tutti i più grandi artisti del rock, del pop e del jazz «made in Usa».
TRADIZIONE - Non altrettanto è accaduto (e accade) in Europa, con qualche eccezione (britannica, soprattutto). E’ infatti una consuetudine (oltre a un business commerciale non trascurabile) che soltanto negli Stati Uniti raccoglie sicuro seguito commerciale. In Italia in particolare, abbiamo una tradizione consolidata di «cinepanetoni» ma la musica natalizia, evidentemente, non ha lo stesso seguito: infatti ci sono soltanto rari esempi di «Christmas album» realizzati da artisti pop o rock. L’ultimo è stato il disco di Irene Grandi uscito nel 2008. Tutt'altra musica, è il caso di dire, negli Usa. Dal dopoguerra le case discografiche, una volta scoperto il filone con il successo di White Christmas (musical, film e canzone) e dopo averlo dotato in tempi rapidi di altri titoli diventati «classici», rinnovano ogni anno la galleria di interpreti con nuovi nomi. Le versioni d’epoca di Bing Crosby (il primo a incidere White Christmas), Frank Sinatra e Mel Tormé rimangono d’attualità e tornano su cd rimasterizzati. Ma ogni stagione musicale ha aggiunto nel tempo i propri protagonisti, componendo una galleria di artisti e stili molto differenti: da Dean Martin a James Brown, da Otis Redding a Pavarotti, dai Beach Boys ai Lynyrd Skynyrd, dai Tre Tenori a Ella Fitzgerald. Con il singolare risultato di poter ascoltare oggi la medesima canzone in decine di versioni diverse, con stili e arrangiamenti differenti per tutti i gusti: dallo swing al blues, dal rock al country, dal jazz al funky.
PRIMA VOLTA - E' un repertorio ampiamente sfruttato dal cinema, dai cartoon e dalle serie tv. Perché si può trovare una Jingle Bells con il ritmo di una una big band, con i toni del soul o con i suoni rock. Il risultato è di poter giocare con la memoria collettiva adattandola a gusti, situazioni ed età del pubblico. Anche la «hall of fame» dei grandi nomi che cedono alla tentazione natalizia s’arricchisce di conseguenza anno dopo anno. Per il Natale 2009 è toccato a Bob Dylan affrontare la sua «prima volta». Christmas In The Heart è stato una sorpresa inattesa per i fan, anche per la data d’uscita fin troppo anticipata (metà ottobre). L’intento benefico è apprezzabile (ricavato per il World Food Program e tanto di biglietti d’auguri nella confezione). Non altrettanto la resa musicale: pochi i brani con un'interpretazione all'altezza del nome. Ma i temi natalizi sono una piccola «trappola»: non s'adattano facilmente e c'è sempre il rischio ( da evitare) di essere banali ripetendo arrangiamenti già noti. D'altra parte inventarne di nuovi non è più tanto semplice.
VOCE ITALIANA - Ogni anno le nuove uscite sono più d'una e anche questa volta Dylan non è solo: si fanno avanti anche un grande vecchio del pop, Neil Diamond con A Cherry Cherry Christmas, l’ex Doobie Brother e Steely Dan, Michael McDonald (This Christmas) e Barry Manilow (The Swing Of Christmas). Quest’anno, poi, c’è anche un po’ d’Italia, sia nel solco della tradizione sia in versione reality (una compilation in tema con i principali protagonisti delle tre edizioni di XFactor). Il successo maggiore ha premiato il filone tradizionale e non soltanto da noi. Anzi, Andrea Bocelli, con il suo My Christmas spopola soprattutto negli Usa, dove gode di ottima fama e va ai primi posti delle classifiche. Come ogni anno, ci sono anche le ristampe con incisioni d’epoca rimasterizzate. Tra le più nuove una su Glenn Miller (In The Christmas Mood) e due dalla Motown, etichetta della black music di Detroit che ha appena festeggiato il mezzo secolo di musica: Ultimate Motown Christmas Collection e Jackson Five Ultimate Christmas Collection con un Michael Jackson già famoso ma ancora impegnato a cantare il pupazzo di neve di Frosty The Snowman invece degli zombie di Thriller.
Elio Girompini
Natale? E'sempre la solita musica
Dylan e Bocelli gli ultimi «esordienti» dei «Christmas album». Le canzoni sono sempre le stesse da decenni, le interpretazioni, invece, cambiano stile e arrangiamenti
Un pugno di canzoni, quasi sempre quelle, con l'aggiunta di qualche brano originale o comunque meno noto, giusto per variare l’assortimento musicale natalizio. White Christmas, Winter Wonderland, Silent Night, Have Yourself A Merry Little Christmas, The Christmas Song… In tutto, poco più di una ventina di «evergreen» e una decina di altre melodie, anch’esse conosciute ma meno frequentate. In parte provengono dalla tradizione religiosa o popolare, in parte della storia del musical o dal periodo d'oro del rock 'n' roll. Solo in rari casi composizioni più recenti hanno fatto breccia nella playlist natalizia. Non è accaduto a This Christmas (Wham) o Do They Know It's Christmas Time (Band Aid, iniziativa benefica). Tutt'altro il livello di Happy Christmas (War Is Over) di John Lennon, giustamente entrata tra i «classici». In ogni caso queste canzoni compongono il repertorio sul quale, negli anni, si sono esercitati almeno una volta, quasi tutti i più grandi artisti del rock, del pop e del jazz «made in Usa».
TRADIZIONE - Non altrettanto è accaduto (e accade) in Europa, con qualche eccezione (britannica, soprattutto). E’ infatti una consuetudine (oltre a un business commerciale non trascurabile) che soltanto negli Stati Uniti raccoglie sicuro seguito commerciale. In Italia in particolare, abbiamo una tradizione consolidata di «cinepanetoni» ma la musica natalizia, evidentemente, non ha lo stesso seguito: infatti ci sono soltanto rari esempi di «Christmas album» realizzati da artisti pop o rock. L’ultimo è stato il disco di Irene Grandi uscito nel 2008. Tutt'altra musica, è il caso di dire, negli Usa. Dal dopoguerra le case discografiche, una volta scoperto il filone con il successo di White Christmas (musical, film e canzone) e dopo averlo dotato in tempi rapidi di altri titoli diventati «classici», rinnovano ogni anno la galleria di interpreti con nuovi nomi. Le versioni d’epoca di Bing Crosby (il primo a incidere White Christmas), Frank Sinatra e Mel Tormé rimangono d’attualità e tornano su cd rimasterizzati. Ma ogni stagione musicale ha aggiunto nel tempo i propri protagonisti, componendo una galleria di artisti e stili molto differenti: da Dean Martin a James Brown, da Otis Redding a Pavarotti, dai Beach Boys ai Lynyrd Skynyrd, dai Tre Tenori a Ella Fitzgerald. Con il singolare risultato di poter ascoltare oggi la medesima canzone in decine di versioni diverse, con stili e arrangiamenti differenti per tutti i gusti: dallo swing al blues, dal rock al country, dal jazz al funky.
PRIMA VOLTA - E' un repertorio ampiamente sfruttato dal cinema, dai cartoon e dalle serie tv. Perché si può trovare una Jingle Bells con il ritmo di una una big band, con i toni del soul o con i suoni rock. Il risultato è di poter giocare con la memoria collettiva adattandola a gusti, situazioni ed età del pubblico. Anche la «hall of fame» dei grandi nomi che cedono alla tentazione natalizia s’arricchisce di conseguenza anno dopo anno. Per il Natale 2009 è toccato a Bob Dylan affrontare la sua «prima volta». Christmas In The Heart è stato una sorpresa inattesa per i fan, anche per la data d’uscita fin troppo anticipata (metà ottobre). L’intento benefico è apprezzabile (ricavato per il World Food Program e tanto di biglietti d’auguri nella confezione). Non altrettanto la resa musicale: pochi i brani con un'interpretazione all'altezza del nome. Ma i temi natalizi sono una piccola «trappola»: non s'adattano facilmente e c'è sempre il rischio ( da evitare) di essere banali ripetendo arrangiamenti già noti. D'altra parte inventarne di nuovi non è più tanto semplice.
VOCE ITALIANA - Ogni anno le nuove uscite sono più d'una e anche questa volta Dylan non è solo: si fanno avanti anche un grande vecchio del pop, Neil Diamond con A Cherry Cherry Christmas, l’ex Doobie Brother e Steely Dan, Michael McDonald (This Christmas) e Barry Manilow (The Swing Of Christmas). Quest’anno, poi, c’è anche un po’ d’Italia, sia nel solco della tradizione sia in versione reality (una compilation in tema con i principali protagonisti delle tre edizioni di XFactor). Il successo maggiore ha premiato il filone tradizionale e non soltanto da noi. Anzi, Andrea Bocelli, con il suo My Christmas spopola soprattutto negli Usa, dove gode di ottima fama e va ai primi posti delle classifiche. Come ogni anno, ci sono anche le ristampe con incisioni d’epoca rimasterizzate. Tra le più nuove una su Glenn Miller (In The Christmas Mood) e due dalla Motown, etichetta della black music di Detroit che ha appena festeggiato il mezzo secolo di musica: Ultimate Motown Christmas Collection e Jackson Five Ultimate Christmas Collection con un Michael Jackson già famoso ma ancora impegnato a cantare il pupazzo di neve di Frosty The Snowman invece degli zombie di Thriller.
Elio Girompini