Bimbi già on
line a 7 anni. Non ci sarebbe nulla di preoccupante se fosse solo per
un'attività "protetta" di studio o svago. In realtà, però, aumentano
per i "www-children" i rischi di restare vittima del bullismo o di
molestie sessuali. In seconda - terza elementare, accanto a
giochi, fumetti e libri, per i bambini già dai 7 anni c'è Internet,
finestra sul mondo e anche sulle sue brutture come la pornografia, il
cyber-bullismo e il nuovissimo fenomeno del 'sexting', lo scambio tra
coetanei di immagini a sfondo sessuale. Nel 9% dei casi i giovanissimi
trasferiscono anche nella realtà gli incontri fatti in rete, il tutto
all'insaputa dei genitori che, in sette casi su 10, ignorano le loro
abilità e le loro attività davanti allo schermo. È quanto emerge da una
poderosa indagine in 25 Paesi europei, in cui sono stati intervistati
oltre 25 mila ragazzi (e per ognuno di loro, uno dei genitori) tra i 9
e i 16 anni, condotta dalla rete EU Kids Online Network e presentata in
occasione degli Stati Generali della Pediatria, promossi dalla Società
Italiana di Pediatria, in tutte le regioni
italiane.
Dallo studio emerge che l'uso di Internet è profondamente radicato
nella vita dei giovani: il 93% naviga almeno una volta alla settimana e
il 60% lo fa tutti i giorni o quasi. L'età media a cui si accede alla
Rete è sempre più bassa, 7 anni in Danimarca e Svezia, 8 negli altri
Paesi del Nord Europa e 10 in Grecia e Italia (dove il 60% dei ragazzi
usa Internet quotidianamente). Il 59% ha un profilo sui social network,
il 14% dichiara di aver visto su Internet immagini a sfondo sessuale.
Il 6% ha ricevuto messaggi online di cyber-bullismo e il 3% li ha
inviati ad altri. Dalle maglie della Rete emerge poi un fenomeno nuovo,
il 'sexting', lo scambio di immagini sessuali che interessa il 15% dei
giovani tra gli 11 e i 16 anni, anche se solo il 3% ammette di aver
inviato immagini, oltre ad averle ricevute. I rischi di Internet, per
un ragazzo su 10 (il 4% dei ragazzi italiani), travalicano i confini
dello schermo, traducendosi in incontri reali e solo l'1% si dice
infastidito dall'esito. Quello delineato è una realtà ignota per i
genitori che nel 40% dei casi non sanno che i figli hanno visto
immagini sessuali, il 56% ignora che hanno ricevuto messaggi offensivi
e il 61% (in Italia la percentuale sale al 67%) esclude che i ragazzi
abbiano poi incontrato persone conosciute online.
GENITORI ITALIANI I MENO CONSAPEVOLI I genitori italiani sono meno
consapevoli, rispetto a quelli degli altri paesi europei, dei rischi
che corrono i loro figli bambini e adolescenti navigando sul web. È
quanto emerge da un'indagine realizzata nell'ambito del Safer Internet
Programme della commissione Ue, i cui risultati sono stati presentati
questa mattina nell'ambito degli Stati generali della Pediatria
all'istituto degli Innocenti di Firenze. Secondo lo studio, l'81% dei
genitori italiani i cui figli hanno ricevuto messaggi offensivi online
non ne è a conoscenza, contro il 56% della media europea; similmente,
il 67% delle famiglie italiane i cui bambini hanno incontrato, faccia a
faccia, persone conosciute online, non è venuto a saperlo, contro una
media europea del 61%. Situazione simile vale nel nostro paese non solo
per i genitori, ma anche per gli insegnanti, che sono in Europa i meno
coinvolti nelle attività web dei loro studenti (65% rispetto ad una
media del 73%). «Per promuovere un utilizzo più sicuro del web da parte
dei nostri figli occorre creare un'alleanza strategica tra le figure
principali dei loro mondo: famiglie, insegnanti, pediatri - ha detto il
presidente della Sip (Società italiana di Pediatria), Alberto Ugazio.
Nel corso dei lavori sono state presentate anche le 'Nove regole per
navigare in sicurezza su internet', stilate per bambini e adolescenti
da Società italiana di pediatria, Polizia e Microsoft: tra le semplici
indicazioni proposte, quella di tenere il pc protetto, custodire le
informazioni personali, costruirsi password solide, non dare dati
sensibili via e-mail, utilizzare prudenza sui social network.
(da Leggo.it)
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