Stavolta
sono stati i miei ragazzi, in diretta dal passato, ad
intervistare un personaggio illustre che spesso si “incontra” sui
banchi di scuola e che si studia “per piacere e per dovere”: Alessandro
Manzoni, il più grande scrittore italiano dell’Ottocento.
I ragazzi lo hanno incontrato mentre passeggiava nel cortile alberato
della scuola di Bargnano, intento a “ripassare” il suo capolavoro
letterario, “I Promessi Sposi”, il “best seller” di intere generazioni
di italiani.
“Carnèade, Carnèade, ma chi c…era costui!?”.
Ed ecco che in diretta dal passato, in collegamento con l’Ottocento e
il Romanticismo, scorgiamo la figura, mitica e imponente, del più
importante scrittore e intellettuale italiano, la cui fama ha varcato i
confini della sua terra, la Lombardia, viaggiò dalle Alpi alle
Piramidi, dal Manzanarre al Reno, girò da Scilla e da Cariddi, e
arrivò, uora uora, a Bargnano school.
Di chi parliamo?! Ma niente meno che del nostro mitico lumbard,
Alessandro Manzoni, croce e delizia, gioia e dolori delle nostre
esilaranti profe di Italiano.
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, ma cosa ci fa lei qui, in quel di Bargnano?
Manzoni: Sono venuto qui,
spinto dalla salubrità e dal profumo dell’aria fresca mattutina, dalle
prelibatezze della vostra cucina, a base di mozzarella di bufala e
formaggio “Maffeis” e dall’ottimo servizio dei vostri maitre e dame di
compagnia!”.
Inviato Speciale: Dicono che,
da ragazzo, lei marinava spesso la scuola e che andava male in tutte le
materie, specie in Italiano. È vero?
Manzoni: Per carità, non mi
parlate ancora di scuola, che ne ho fin sopra i capelli: soprattutto,
da quando i ministri della Pubblica Istruzione della Prima Repubblica
si sono incaponiti a voler mettere “I Promessi Sposi”, nei programmi
ministeriali d’Italiano, mi ritrovo sempre sui banchi di scuola, da
settembre a giugno, sempre, sino alla nausea, per la verità ho capito
che sono “sino alla nausea” anche ai professori e, soprattutto, ai
scolaretti d’Italia. E questo mi dispiace molto. Sono così belli i miei
“Promessi Sposi”, Renzo Tramaglino, Lucia Mondella, Don Rodrigo,
l’Innominato”, e sapessi quanto tempo e quanta fatica ho messo per
tirare su il mio romanzo”.
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, ci parli un po’ della sua giovinezza.
Manzoni: La mia infanzia non è
stata molto felice, i miei genitori si separarono subito dopo la mia
nascita ed io sono stato rinchiuso, a sei anni, in un collegio, dove ho
compiuto i miei primi studi. Lì dentro ci sono rimasto dieci anni in
tutto, durante i quali ho ricevuto un’educazione classica, traducevo
agevolmente, Virgilio e Orazio. Dalla scuola, però, ne sono uscito
esasperato e ribelle, forse anche amareggiato dalla mia situazione
familiare. Ma nonostante aver vissuto con mio padre, sette zie zitelle
e un monsignore, in quel periodo mi divertivo molto, andavo a teatro,
andavo a giocare al Ridotto della Scala, ho fatto amicizia con un
personaggio mitico, Vincenzo Monti.
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, quali sono stati i miti della sua generazione?
Manzoni: Io, personalmente,
amavo leggere molto, soprattutto, i classici e la letteratura francese.
Sono stato amico di Vincenzo Monti, di Ugo Foscolo e di tanti
intellettuali illuministi. Chi sono adesso i vostri idoli? Jovanotti,
Vasco Rossi, Madonna, gli U2!? (roba da ragazzi di provincia!). Il mito
della mia generazione è stato Vittorio Alfieri, un grande uomo e un
insigne letterato; di lui ammiravamo la generosità, l'insofferenza per
ogni forma di ipocrisia, il carattere ribelle, l'incarnazione del genio
incompreso, in lotta contro ogni forma di mediocrità.
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, suvvia, Vittorio Alfieri è roba d’altri tempi, si aggiorni, si
aggiorni…
Manzoni: Caro ragazzo, se vuoi
crescere e vivere felice, devi conservar la mano pura e la mente...il
santo Vero mai non tradir: né proferir mai verbo che plauda al vizio, o
la virtù derida!
Inviato speciale: Eh…traduca,
signor Manzoni!
Manzoni: Sono i miei principi a
cui non rinuncerò giammai! I miei ideali umani e culturali vissuti con
coerenza e con rigore. Combatterò sempre la cultura del disimpegno o
peggio ancora la cultura utilizzata per motivi economici e abbassata a
merce in vendita. Questa è la mia morale, caro ragazzo, e spero tanto
che sia anche la vostra!
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, ci parli, invece, dei suoi amori…
Manzoni: Caro ragazzo, ai miei
tempi l’amore era una cosa seria! Mia madre, sulle rive del lago di
Como, mi ha fatto conoscere Enrichetta Blondel, l’amore della mia vita,
una bellissima ragazza bionda, dolce, mite, sensibile, discreta, aveva
solo16 anni. Un anno dopo ci siamo sposati a Milano e subito dopo siamo
andati a vivere a Parigi. Eravamo felici…in tre: io, Enrichetta e mia
madre! Amavo così tanto Enrichetta che ci siamo risposati la seconda
volta, con rito cattolico, nel febbraio 1810! Nel dicembre del 1809,
nasce la nostra primogenita, Giulia Claudia,…poi nascono Pietro,
Cristina, Sofia, Enrico, Clara, che muore prima ancora di compiere due
anni, Vittoria, Filippo, Matilde. Eravamo una vera e propria, «arca di
Noè», di tredici persone: noi due, otto figli, nonna Giulia e tre
domestici.
Inviato Speciale: Una vita
felice, allora, la sua…
Manzoni: Macché, lasciamo
stare! Il giorno di Natale 1833 muore la mia amata Enrichetta. L’anno
dopo si spegne la mia adorata primogenita, Giulietta, da poco andata
sposa a Massimo D'Azeglio: aveva solo venticinque anni; poi muore
Cristina, poi è la volta di Sofia, di Matilde!!! Poi muore anche la mia
amata madre. E poi, come se non bastasse, il mio figlio Filippo viene
imprigionato ed Enrico dilapida l’intero patrimonio della ricchissima
moglie. Che disgrazie, che disgrazie!
Inviato speciale: E lei?
Manzoni: Ed io!? Io mi sono
risposato con Teresa Borri, la bella vedova di Decio Stampa e madre di
un ragazzo timido che ho amato molto. Ma poi, nel 1861, muore anche la
mia seconda moglie!
Inviato Speciale: Come è
avvenuta la sua conversione al cattolicesimo?
Manzoni: E’ avvenuta per caso,
forse. Anche se niente capita per caso. Il 2 aprile 1810 ero a Parigi,
con mia moglie, ad assistere ai festeggiamenti per il matrimonio di
Napoleone con Maria Luisa d'Austria. Ad un tratto, separati dalla
folla, con mia moglie, ci siamo persi di vista, io mi rifugio,
frastornato, nella chiesa di san Rocco. Mi coglie il panico e la
disperazione, ma forse è proprio questo il momento che Dio ha scelto
per me, quel buon Dio, che si rivelò a san Paolo sulla via di Damasco,
ha avuto pietà di me. Infatti, appena esco dalla chiesa, ritrovo
Enrichetta, sana e salva. E mi converto al cattolicesimo!
Inviato Speciale: Signor
Manzoni, cosa vuole dire ai ragazzi di Bargnano?
Manzoni: Cari ragazzi di
Bargnano e d’Italia vi dico solamente tre cose: studiate, studiate e
studiate, non solo i miei “Promessi Sposi”, ma tutte le materie, per
diventare dei bravi cuochi, degli agronomi e dei cittadini modelli!
Inviato Speciale: Grazie,
Signor Manzoni, faremo tesoro dei suoi consigli, fosse anche per far
piacere al nostro preside!
La decadenza di Alessandro Manzoni inizia nel gennaio del 1872, quando,
uscendo dalla chiesa di San Fedele, a Milano, cade battendo la testa,
ma resta lucidissimo sino alla fine della sua vita. Muore alle sei di
sera del 22 maggio 1873, dopo penosa agonia, quasi un mese dopo la
morte del figlio Pietro. Come dire: “Al peggio non c’è fine!”
Di lui si diceva: “Un uomo che dall'assenza d'ogni singolarità è
reso... affatto singolare e mirabile. Una statura comune, un volto
lungato, vaiuolato, oscuro, ma impresso di quella bontà che
l'ingegno...rende più sincera e profonda: una voce di modestia e quasi
timidità, cui lo stesso balbettare un poco, giunge come un vezzo alle
parole, che paiono essere più mature e più desiderate: un vestito
dimesso, un piglio semplice, un tuono famigliare, una mite sapienza che
irradia per riflessione tutto ciò che a lui s'avvicina…”. Questo era il
nostro Alessandro Manzoni!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it