L'Assemblea ha
avviato la discussione del ddl n. 1934 di riforma del sistema nazionale
di istruzione, già approvato dalla Camera dei deputati.
Collegato alla legge di bilancio e composto di 26 articoli, il testo
licenziato dalla Camera è diviso in otto capi riguardanti: finalità;
autonomia scolastica e valorizzazione dell'offerta formativa; organico,
assunzioni e assegnazione dei docenti; istituzioni scolastiche
autonome; delega per il riordino, adeguamento e semplificazione delle
disposizioni legislative in materia di istruzione; disposizioni finali
e norme finanziarie. I punti principali e più discussi della riforma
riguardano il piano dell'offerta formativa, i poteri decisionali del
dirigente scolastico, il comitato per la valutazione dei docenti, i
criteri di assunzione degli insegnanti precari, le agevolazioni fiscali
per donazioni a favore delle scuole private.
La Commissione istruzione non ha concluso l'esame in sede referente. Il
sen. Marcucci (PD), presidente della settima Commissione, ha riferito
sull'iter dei lavori. Nella seduta del 23 giugno i relatori hanno
presentato un maxiemendamento, sostitutivo dell'intero testo, che
recepisce alcune proposte di modifica. Esso prevede che tra i 100.000
docenti assunti entro il mese di agosto ci siano anche gli idonei del
concorso 2012 e che la nuova regola della chiamata diretta dei docenti
da parte del preside sia valida da settembre 2016. Gli incarichi
conferiti dal dirigente avranno durata triennale. Il preside resta
titolare della gestione dell'istituto, ma dovrà rispettare le
competenze degli organi collegiali. Il piano dell'offerta formativa
sarà elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi
definiti dal dirigente scolastico, e approvato dal consiglio di
istituto. Il numero dei componenti dei comitati scolastici per la
valutazione dei docenti è aumentato: per ogni istituto, ai due
rappresentanti dei genitori e ai tre rappresentanti dei docenti si
aggiunge un membro esterno individuato dall'ufficio scolastico
regionale. Entro il 2018 saranno introdotte linee guida per la
valutazione. E' prevista anche l'introduzione di criteri per la
valutazione, ogni tre anni, dei dirigenti scolastici, che saranno
esaminati da ispettori esterni sul miglioramento del servizio
scolastico e sulle competenze gestionali e organizzative,
valorizzazione del merito professionale. E' stabilito un tetto di
100.000 euro per le erogazioni liberali alle scuole private. Il credito
d'imposta sarà riconosciuto se il dieci per cento delle donazioni è in
favore delle scuole più sfortunate. Entro il primo dicembre dovrà
essere emanato il bando per l'assunzione di 60.000 docenti: non ci
saranno quote riservate per i precari di seconda e terza fascia, ma
sarà valutato come titolo aggiuntivo il servizio prestato nella scuola.
Sulla natura dell'intervento del Presidente della Commissione si è
aperto un dibattito. Il sen. Paolo Romani (FI-PdL), richiamando il
Regolamento, ha evidenziato che il presidente Marcucci non ha avuto il
mandato di relatore: non avrebbe dovuto illustrare il maxiemendamento
dei relatori, come se fosse il testo licenziato per l'Assemblea.
Secondo il sen. Zanda (PD) il richiamo al Regolamento è privo di
fondamento. La sen. Montevecchi (M5S) ha evidenziato che la Commissione
non ha potuto concludere i lavori perché la maggioranza non aveva i
numeri per approvare il testo. La sen. Petraglia (SEL) ha ricordato che
le votazioni in Commissione avrebbero potuto iniziare il 3 giugno:
l'ostruzionismo di maggioranza ha impedito un serio confronto. Il sen.
Centinaio (LN) ha rilevato che il PD in Commissione ha presentato più
emendamenti dell'opposizione: il Governo ricorrerà alla fiducia per non
essere battuto nelle singole votazioni.
Le pregiudiziali di costituzionalità, illustrate dai sen. Loredana De
Petris (SEL), Marin (FI-PdL), Morra (M5S), Candiani (LN) e Bonfrisco
(CR), sono state respinte. Le opposizioni hanno ricordato che il
provvedimento è osteggiato dall'intero mondo della scuola: sarebbe
stato opportuno esaminarlo in modo più approfondito. Hanno quindi
richiamato la violazione degli articoli 3, 33, 97 e 76 della
Costituzione: i poteri discrezionali del preside aprono la strada a
comportamenti clientelari e contrastano con la libertà di insegnamento
e con l'imparzialità della pubblica amministrazione; le norme sulle
assunzioni prevedono disparità di trattamento e daranno luogo a
inevitabili contenziosi; alcune disposizioni peccano di un eccesso di
delega; il bonus scuola è in contrasto con il principio secondo cui
possono essere istituite scuole private senza oneri per lo Stato.
Secondo il sen. Pagliari (PD) la critica all'impianto verticistico del
provvedimento ha natura politica e non costituzionale.
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