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scuola.
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insegnanti, genitori e studenti.
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N. 72, 21 ottobre 2002
SOMMARIO
1. Dopo gli scioperi
2. Superiori: circa 10 milioni di ore pagate e non lavorate ogni anno
3. Addio ai 30 punti delle Ssis
4. Dubbi di costituzionalita' sul disegno di riforma/1
5. Dubbi di costituzionalita' sul disegno di riforma/2
6. Anticipi, primine e uditori ("clandestini" a bordo)
7. Tagli o non tagli, il tempo pieno avanza ancora
8. Esordio della "valutazione di sistema" in Italia
9. Il modello e' quello inglese, ma con riserva: e' troppo trasparente
10. Braille e gli alunni non vedenti
1. Dopo gli scioperi
Il solito rituale del dopo sciopero: guerra di cifre sulle adesioni con
tesi ovviamente contrapposte tra sindacati e Amministrazione
scolastica. Ma questa volta c'e' qualcosa di piu', che va ben oltre
l'aspetto quantitativo.
Conta infatti poco che le adesioni allo sciopero della Cgil-scuola e
dei Cobas siano state pari al 25,43% (dati del Miur) oppure quasi il
doppio (dati sindacali), e quelle precedenti di Cisl, Uil, Snals, Gilda
e Uinicobas siano state del 14,68% (Miur) o piu' del doppio (secondo i
sindacati). Conta ora il nuovo rapporto di forza che sembra essersi
creato nel sindacalismo scolastico.
I numeri hanno dato ragione alla Cgil, inutile negarlo, cioe'
all'organizzazione sindacale che ha piu' di tutte radicalizzato lo
scontro e la rivendicazione. Gli altri partner sindacali escono
indubbiamente indeboliti dal confronto indiretto.
Quali le possibili conseguenze? Da esponenti della sinistra sindacale
gia' escono proclami di "de profundis" per il Patto per
l'Italia, che,
come si sa, ha un peso centrale anche nell'atto d'indirizzo per il
rinnovo contrattuale della scuola.
Tutto questo puo' portare le delegazioni sindacali ad assumere
posizioni distinte nella contrattazione, con buona pace per risultati
condivisi e ravvicinati. Il contratto potrebbe rischiare di slittare a
primavera. E un fronte sindacale diviso certo non rafforza la posizione
del personale della scuola.
Anche il dibattito sulla proposta di riforma scolastica potra'
risentirne, con una diminuita capacita' delle Organizzazioni sindacali
di incidere su possibili modifiche.
2. Superiori: circa 10 milioni di ore pagate e non lavorate ogni anno
Possono essere stimate in 9-10 milioni all'anno le ore di lavoro non
prestate dai docenti della secondaria superiore, e regolarmente pagate
dallo Stato, per un importo virtuale di circa 300 milioni di euro
all'anno.
La notizia che l'orario non va recuperato per "cause di forza
maggiore"
(mancanza di mensa, di trasporti, etc.), riportata nella nostra ultima
edizione (v. TuttoscuolaNEWS n. 71 del 14 ottobre), ha riaperto
l'annosa questione delle ore di lezione ridotte di 10 minuti e dei
corrispondenti non recuperi da parte dei docenti della secondaria,
trattati dal contratto in modo diverso tra di loro.
I primi a lamentarsi sono alcuni insegnanti di istituti superiori di
corsi sperimentali, i quali, quando le ore di lezione vengono
accorciate, debbono recuperare il servizio non prestato. Cosa a cui non
sono tenuti i colleghi di istituti non sperimentali. L'inspiegabile
sperequazione di trattamento e' dovuta ad una apposita norma
contrattuale - l'art. 41 del CCNL 94-97 - che prevede il recupero
solamente nei corsi sperimentali.
Vi e' anche l'assurdo che all'interno del medesimo istituto dove si
riduce l'orario delle lezioni, i docenti dei corsi ordinari non
recuperano le 2-3 ore settimanali non prestate, mentre i loro colleghi
dei corsi sperimentali si'. A lamentarsi sono anche i colleghi della
secondaria di primo grado che, se insegnano in scuole medie dove le
unita' didattiche sono organizzate su un tempo inferiore all'ora, sono
obbligati a recuperare il tempo di servizio non prestato.
Dei 235 mila docenti di istituti secondari di II grado (soprattutto di
istituti d'arte, tecnici e professionali), almeno 150 mila fruiscono
del non recupero. Per una media di 2 ore a settimana, pari quindi a
60-70 ore all'anno normalmente retribuite, il benefit puo' essere
stimato in un monte annuo complessivo di 9-10,5 milioni di ore
"scontate".
Applicando un costo medio all'ora di circa 32 euro per un docente della
secondaria superiore (anzianita' media 15 anni, comprensivo di oneri
riflessi a carico dello Stato), se ne ricava un importo virtuale
compreso tra i 290 e i 340 milioni di euro. Per ore non prestate, ma
regolarmente retribuite.
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3. Addio ai 30 punti delle Ssis
Sta, forse, per finire quel tormentone dei famosi 30 punti di bonus,
attribuiti ai docenti usciti dalle Ssis, che per quasi due anni ha
accompagnato molte vicende scolastiche e giudiziarie.
Tra sissini e precari si e' scatenata una guerra tra soggetti in fondo
ingannati da normative confuse, che si sono stratificate in maniera
contraddittoria. Lo abbiamo gia' detto, in questa vicenda gestita con
poca chiarezza da almeno tre governi e due parlamenti, tutti i soggetti
coinvolti pagano di persona, ma soprattutto chi perde e' la scuola:
quanto accaduto non puo' non creare, soprattutto agli occhi dei
giovani, disaffezione e diffidenza verso questo mestiere.
Ma ricostruiamo in poche righe la vicenda. Quel punteggio aggiuntivo di
30 punti per i sissini, voluto dal Parlamento nella passata legislatura
e gestito con sofferenza dal ministro De Mauro, era diventato una
scottante eredita' per il ministro Moratti, accusata dai precari di non
essersi adoperata a sufficienza per cancellare l'"errore" in cui
era
incorso l'Ulivo.
Il Tar del Lazio (e non solo) aveva detto piu' volte la sua, con
effetti a catena sulla regolarita' delle nomine.
Il Senato ora ha detto "basta" e, in sede di conversione del
decreto
legge 212/2002, ha impegnato il Governo (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_72-1.doc ), per quanto riguarda le
graduatorie permanenti, ad assicurare parita' di trattamento per
l'attribuzione del punteggio per i normali abilitati e per i docenti
delle Ssis. Concorso ordinario ed esame di Stato della Scuola di
specializzazione valgono, dunque, un punteggio uguale; altri bonus,
tipo i 30 punti, non saranno piu' attribuiti.
Il ministero dell'Istruzione dovra' ora trovare la strada giusta per
mettere in atto la risoluzione del Senato, in modo da consentire, in
occasione dei prossimi aggiornamenti di graduatoria, le dovute
equiparazioni. Non sara' facile e non e' nemmeno detto che si riesca a
mettere la parola "fine" alla vicenda. 30 punti in piu' o in
meno
possono valere un posto fisso per tutta la vita. Si puo' essere certi
che chi se li vedra' sottratti vendera' cara la pelle.
4. Dubbi di costituzionalita' sul disegno di riforma/1
Il Senato ha respinto le due eccezioni di incostituzionalita' relative
al disegno di legge di riforma scolastica presentate dall'opposizione
(e che TuttoscuolaNEWS aveva anticipato, v. n. 68 del 23 settembre).
La minoranza ha espresso contrarieta' sulla delega per vari motivi: per
la genericita' dei criteri e dei principi direttivi, perche' la delega
concerne la determinazione dei principi fondamentali in materia di
legislazione concorrente che spettano invece al Parlamento, perche' il
disegno di legge non rispetta il vincolo dell'art. 81 della
Costituzione che impone l'obbligo dell'indicazione dei mezzi finanziari
qualora la legge comporti nuovi o maggiori oneri.
Ne e' scaturito un confronto che ha fatto emergere un dato politico
nuovo e significativo. Un esponente della maggioranza (il senatore
Compagna dell'Udc), nel respingere le pregiudiziali, ha sottolineato di
condividere alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza, e ha
affermato che il Senato farebbe bene "ad affrontare nel merito questo
provvedimento".
C'e' da augurarsi che la discussione in aula, certamente non imminente,
porti alla costruzione di una condivisione che necessariamente impone
una erosione del progetto originario. Il ministro Moratti e' chiamato a
dare prova di realismo politico, dopo che in piu' occasioni ha
sottolineato che l'opposizione fa solo critiche distruttive. Essere
protagonisti del cambiamento non significa averne l'esclusiva
paternita'.
In ogni caso la partita sulla costituzionalita' del ddl delega non puo'
dirsi chiusa. Nonostante il via libera del Senato, la questione, prima
o poi, potrebbe essere sollevata da qualche regione. Le avvisaglie ci
sono gia' state con la presa di posizione delle Regioni Emilia-Romagna
e Umbria (v. TuttoscuolaNEWS n. 56 del 17 giugno 2002) che hanno
impugnato la finanziaria 2001 proprio per presunta violazione del nuovo
Titolo V.
5. Dubbi di costituzionalita' sul disegno di riforma/2
La seconda eccezione di costituzionalita' sollevata (e respinta) al
Senato ha riguardato la mancanza di copertura finanziaria, richiesta
per tutte le leggi della Repubblica (art. 81 della Costituzione).
Qui va ricordato prima di tutto che neanche la legge 30/2000 sulla
riforma berlingueriana dei cicli, come si puo' evincere dalla tavola
sinottica ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_72-2.doc ) predisposta
da Tuttoscuola, aveva previsto un'immediata copertura, ma un semplice
rinvio a provvedimenti finanziari successivi. La legge 30/2000 venne
comunque promulgata dal presidente della Repubblica. Nemmeno la prima
finanziaria utile (legge n. 388/2000) indico' alcun intervento
finanziario per l'attuazione della legge, che si preparo' ad iniziare
il suo cammino senza lo specifico sostegno di misure finanziarie, prima
di essere bloccata dal Governo Berlusconi.
Dato a Cesare quel che e' di Cesare, approfondiamo la questione della
copertura finanziaria: e' un pretesto o una reale necessita'?
L'art. 1 comma terzo del disegno di legge Moratti prevede un piano
programmatico di interventi di spesa la cui attuazione e' affidata ai
finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria. Il
comma 7 dell'art. 7 prevede che qualora i decreti legislativi attuativi
comportino oneri di spesa aggiuntivi, essi potranno trovare attuazione
solo nei limiti dei finanziamenti contenuti nella Finanziaria.
Soffermiamoci sul contenuto del testo che, vorremmo sbagliarci,
subordina la concreta attuazione del riconoscimento di un diritto
soggettivo (l'istruzione) al limite delle risorse allo scopo stanziate
con provvedimento successivo.
La commissione Bilancio sull'emendamento n. 7.100 ha espresso il parere
che "i vari tipi di intervento presentano sufficienti margini di
flessibilita' e gradualita'. e sono pertanto realizzabili nel limite
delle risorse destinate allo scopo". Cio' significa che l'emanazione
dei decreti legislativi resta subordinata alla definizione del quadro
finanziario e che la previsione finanziaria non assicura pertanto
uguali diritti a tutti coloro che si trovano nelle medesime posizioni.
Speriamo che almeno su questo punto, in cui sono in gioco i diritti
civili, il dibattito in aula possa portare al superamento della nuova
filosofia dei tetti di spesa, tanto cara al ministro Tremonti.
6. Anticipi, primine e uditori ("clandestini" a bordo)
Il dibattito sul disegno di legge di riforma e, in particolare, la
sperimentazione avviata da alcune settimane in 250 istituzioni
scolastiche del settore materno ed elementare, hanno richiamato
l'attenzione su un fatto di costume e pedagogico insieme, le primine e
gli uditori.
Le primine, gruppi di alunni preparati nelle scuole materne private in
vista dell'ingresso anticipato nell'elementare sono riconosciute dalle
disposizioni, e diffuse soprattutto nel centro sud del Paese. Che poi
non piacciano a tutti e' un altro conto: ad esempio il prof. Bertagna -
consigliere principe del ministro Moratti in tema di ordinamenti -
essendo contro ogni precocismo, e' tra quelli che non le vedono di buon
occhio. Ma certamente oggi la primina e' legittima e utilizzata alla
luce del sole.
Quello che invece non si conosceva, almeno ufficialmente, e che proprio
la sperimentazione ha fatto venire a galla in questi giorni, sono gli
"uditori". Di che si tratta? Alunni di cinque anni ammessi,
contro ogni
norma, nelle prime classi, senza iscrizione a registro, che frequentano
regolarmente (ma sostanzialmente in incognito), e sostengono a fine
anno l'esame di idoneita' alla seconda classe (come i coetanei
provenienti dalle prime esterne).
Sono "clandestini", accolti volentieri a bordo (sono i futuri
clienti
delle scuole autonome che possono garantire incremento di classi e
stabilita' di organico); meglio se accompagnati da assicurazione per
coprire la responsabilita' civile degli insegnanti.
A Roma il fenomeno e' diffuso, da anni, piu' di quanto ci si potesse
aspettare, soprattutto in certi quartieri "bene". Si stima che
attualmente gli uditori (anche piu' giovani di quelli ammessi per la
sperimentazione) accolti nelle 160 prime classi della capitale siano
alcune centinaia. Solo a Roma.
7. Tagli o non tagli, il tempo pieno avanza ancora
Quando la commissione Bertagna licenzio' in bozza i primi studi per la
riforma con modifiche degli orari di lezione, furono in molti a temere
il peggio sull'orario lungo. Le prime indicazioni, non sufficientemente
chiare, sul tempo pieno nella scuola elementare, poi rettificate e
precisate ufficialmente dal ministero, fecero pensare comunque alla
riduzione, anzi alla scomparsa di quel tipo di servizio.
I tagli degli organici messi in atto anche sulla scuola elementare e le
indicazioni ministeriali per un congelamento di fatto del tempo pieno
(CM n. 77 dell'8 luglio 2002) gia' da quest'anno, fecero pensare che il
settore non si sarebbe piu' ampliato, preparandosi al suo ineluttabile
declino.
Non mancarono anche alcune strumentalizzazioni politiche, prima che il
ministro assicurasse a tutti che il tempo pieno sarebbe stato
garantito.
E invece, cosa esce dal cilindro dei dati ministeriali, ufficiosi ma
ormai definitivi, per il 2002-03 (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_72-3.doc )? Il tempo pieno e'
aumentato sia nel numero di alunni sia nel numero delle classi.
Anche in Lombardia, dove, piu' che altrove, si e' manifestato e
scioperato per quello che e' stato ritenuto un "attacco" al
tempo
pieno, si e' verificato un aumento sia di iscritti sia di classi
proprio in questa formula di tempo scuola.
Complessivamente in tutta Italia, dalla prima alla quinta classe, vi
sono meno alunni dello scorso anno, con diversa distribuzione rispetto
al tempo scuola; infatti vi sono 40 mila alunni in meno nel tempo
normale, ma vi sono 20 mila in piu' nel tempo pieno.
Nelle prime classi un alunno su quattro (25%) ha preferito il tempo
pieno al tempo normale. Circa dieci anni fa gli alunni che sceglievano
il tempo pieno erano circa il 15% di tutti gli iscritti; quest'anno
hanno raggiunto nelle cinque classi il 23,6%, con un tasso costante di
incremento annuo di circa l'1%.
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8. Esordio della "valutazione di sistema" in Italia
Lo scorso 15 ottobre e' stato un giorno importante per la scuola
italiana, persino a prescindere dall'attendibilita' scientifica dei
risultati del Progetto pilota sulla valutazione del sistema scolastico,
presentati dal ministro Moratti e dal prof. Giacomo Elias, del
Politecnico di Milano (presidente del Gruppo di lavoro sulla
valutazione), nel corso di un apposito incontro. Il progetto, ideato
dal Gdl Elias, e realizzato con l'apporto determinante dell'Invalsi (ex
Cede), ha infatti coinvolto un rilevante numero di scuole (2.832) e
classi (15.000), 31.000 insegnanti e 314.000 studenti di quinta
elementare, terza media e del secondo anno di scuola secondaria
superiore: dal punto di vista dei numeri, e' stata di gran lunga la
piu' vasta indagine di questo tipo realizzata in Italia. Anche se la
partecipazione delle scuole e' stata volontaria (cio' che rende non
generalizzabili i risultati), e pur non potendosi escludere che gli
allievi siano stati in qualche caso aiutati, i risultati dell'indagine
appaiono interessanti proprio per l'elevato numero di allievi
"testati".
Secondo molti esperti di valutazione, peraltro, sarebbe stato
preferibile individuare un vero e proprio campione probabilistico, ed
utilizzare tecniche di valutazione piu' complesse e raffinate di quelle
apprestate dall'Invalsi: le discusse, soprattutto all'estero, batterie
di test (quesiti chiusi a risposta multipla) sui livelli di
apprendimento dell'italiano e della matematica.
9. Il modello e' quello inglese, ma con riserva: e' troppo trasparente
Per quanto riguarda la scelta del campione oggetto di indagine, lo
stesso ministro Moratti, apparsa piu' cauta e problematica
dell'entusiasta prof. Elias, ha detto che si provvedera' gia' dall'anno
prossimo a definire su basi scientifiche un campione significativo, ma
estendendo l'indagine di massa al maggior numero di scuole possibile,
ed aggiungendo all'italiano e alla matematica anche le scienze. Si
puntera' pero' essenzialmente sui test, che il Gdl Elias considera come
gli strumenti diagnostici piu' significativi e convenienti anche dal
punto di vista dei costi.
Ciascuna scuola, gia' da quest'anno, puo' verificare in Internet (
www.cede.it ) l'esito dell'indagine che riguarda i suoi allievi: serve
pero' una password specifica e riservata. In Italia, diversamente da
quanto accade in Gran Bretagna e in altri Paesi che utilizzano i test
standardizzati, si e' scelto di non rendere noti a tutti i risultati
dettagliati delle prove, probabilmente per evitare i confronti tra le
scuole. Cioe' proprio cio' che i sostenitori dei test ritengono
fondamentale: piu' trasparenza e piu' concorrenza tra le scuole.
Cosi' ci si dovra' accontentare dei risultati complessivi, che per la
verita' non dicono molto di nuovo e di diverso da cio' che gia' si
sapeva: che gli studenti dei licei vanno assai meglio di quelli degli
istituti professionali, e che gli studenti in anticipo (come eta')
vanno assai meglio di quelli in ritardo.
10. Braille e gli alunni non vedenti
Roma ha celebrato il 16 ottobre scorso Louis Braille (1809 - 1852), nel
150° della morte, con un convegno nazionale "Vinse il buio indicando
ai
ciechi le vie della cultura".
Il prof. Silvestro Banchetti, gia' docente di pedagogia all'Universita'
di Bologna, ha tratteggiato la figura di Braille e l'originalita' del
suo sistema di lettura e di scrittura tattile, conosciuto in tutto il
mondo come l'alfabeto per ciechi.
Ma quanti sono i ciechi nelle scuole italiane, pubbliche e paritarie?
(e sarebbe interessante sapere: quanti di loro conoscono e usano il
braille?).
Gli alunni non vedenti o con patologie visive - 5.313 distribuiti nei
diversi ordini di scuola - rappresentano il 4% circa degli studenti
portatori di handicap accolti in istituzioni scolastiche pubbliche e
paritarie.
Sono 442 nelle scuole dell'infanzia, 2.318 nelle scuole elementari,
1.730 nelle scuole medie e 823 negli istituti superiori.
Per saperne di piu' su Braille e sulla documentazione tiflologica
(cioe' per non vedenti) e' possibile rivolgersi alla Biblioteca
italiana per ciechi "Regina Margherita" di Monza
www.bibciechi.it .
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