I CANTI POPOLARI
di Pino Biondo
La festa della Pasqua rappresenta il momento centrale e culminante del mistero della redenzione, mistero intorno al quale ruota tutta la vita della comunità dei cristiani. L'attesa di quest'importante evento aveva un carattere di penitenza. Quaranta giorni prima della Resurrezione (tempo della Quaresima), infatti, si mortificava la carne per partecipare al digiuno che Cristo patì nel deserto come
recitano i Vangeli. L'inizio dei rituali penitenziali era annunciato dal tocco a mortorio delle campane che, a mezzanotte del martedì grasso, ultimo giorno di carnevale, metteva a tacere le feste, gli scherzi e le baldorie. Le confraternite e gruppi di devoti, già allo scoccare della mezzanotte, portavano in processione un crocifisso e percuotendosi intonavano dei canti denominati lamenti.
Il rituale ricorda verosimilmente le processioni dei Flagellanti e dei Battuti. Essi in occasione della peste in Sicilia (1347-1350), percorsero per lungo e largo l'isola in atto di penitenza, cantando il Miserere, le lodi alla Madonna e ai santi, flagellandosi con cordoni, fruste e portando catene ai piedi.
Gli isolani assimilarono molto bene tali rituali e al verificarsi di episodi infausti come siccità, carestia, peste, terremoti, davano luogo a cortei penitenziali. Appresero anche i canti sulla passione e morte di Cristo che erano appartenuti al repertorio dei Laudensi e dei Disciplinanti e che eseguivano durante la Quaresima e, in particolare, durante la Settimana Santa.
I rilevamenti effettuati sul campo dal 1990 al 1999 hanno permesso di accertare la presenza di un ampio repertorio musicale orale monodico e a più voci che, se ancora funzionale nei contesti liturgici e paraliturgici, è agonizzante, ed in molti comuni dell'Ennese scomparso del tutto.
Riguardo i canti polivocali ad accordo ancora in uso, si segnalano: brani in cui un solo solista esegue la melodia principale (vedi repertorio di Barrafranca), o più solisti si alternano durante l'esecuzione (vedi repertori di Gagliano Castelferrato, Aidone, Pietraperzia, Regalbuto, Piazza Armerina), e canti denominati bivocali, in cui intervengono contemporaneamente due voci soliste (repertori di Assoro, Cerami). In genere la squatra di lamintatùri è costituita da più di un solista, denominato di prima, accompagnati da un coro. La tecnica esecutiva è caratterizzata dall'emissione della voce dei solisti in modo sforzato, quasi gridato, dal prolungamento d'alcune note, in particolare le ultime, e da escursioni virtuosistiche vocali. Il coro, composto da un numero variabile di cantori, interviene all'unisono a rafforzare la nota finale della voce principale, mantenendola lunga e quasi in sottofondo. Talora si interrompe, per lasciare libero sfogo al virtuosismo del solista. Le altre voci sono denominate secunni, e/o terze, quarte, e/o bassi; il falsetto, in gergo faziettu, è la voce acuta che si sovrappone alla fine delle strofe, a quella del solista. La trasmissione dei canti, avveniva per imitazione. Dato l'alto indice d'analfabetismo, non erano utilizzati testi scritti. Nel corso delle registrazioni molti dei cantori intervistati hanno mostrato difficoltà a riferire i testi dei canti, specialmente quelli latini di cui ignoravano anche i contenuti.
Al di fuori dei contesti dei riti della Settimana Santa i lamenti erano eseguiti anche nei campi di lavoro, durante la mietitura, la raccolta dell'uva e delle olive e durante il lavoro in miniera.
L'esecuzione di essi, oggi, è affidata alla generazione dei più anziani che sono i depositari del modo di cantare e raramente sono
affiancati dai giovani. Questi ultimi, infatti, si sentono estranei ai profondi sentimenti religiosi legati ai lamenti, anzi li considerano facenti parte di una realtà passata, espressione di arretratezza e povertà.
I pregiudizi, il disgregarsi delle componenti socio culturali e non ultimo il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II, hanno contribuito inesorabilmente alla defunzionalizzazione e scomparsa di gran parte del repertorio religioso della Settimana Santa. Le marce funebri eseguite da gruppi bandistici fanno parte integrante del repertorio musicale del Venerdì Santo. Le composizioni caratterizzate da un andamento lento e solenne eseguite durante la processione del venerdì, sono le medesime che accompagnano i feretri dei defunti. I titoli dei suddetti brani suggeriscono "atmosfere strazianti e lugubri immagini": Tutti dobbiamo morire, Pianto eterno, Dolore, I beccamorti, Cuore inabissato, Gelido bacio, Strazio, Delirio, Lacrime, Una lacrima sulla tomba di mia madre". Lodi a Cristo, registrato a Barrafranca, è un brano singolare nel suo genere, sia in quanto è cantato e suonato dal gruppo bandistico, sia per quanto riguarda i modelli escutivi che non è in uso in altri comuni della provincia.
I CANTI NEI COMUNI
* Agira
* Aidone
* Assoro
* Barraafranca
* Centuripe
* Cerami
* Gagliano C.
* Pietraperzia
* Regalbuto