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Anche l’INVALSI sembra essere indirizzato verso questo fine.
Nato, non a caso, contemporaneamente con la nascita dell’autonomia (d.lgs 258/99) è stato creato dalle “ceneri” dell’ex CEDE ( centro europeo educazione) proprio a questo scopo. La sua valutazione ha una valenza interna ed una esterna. Interna perché è rivolta all’autovalutazione dell’istituto in modo da individuare e migliorare i punti deboli dell’offerta formativa nella sintesi e nel dettaglio. Ha anche una valenza esterna perché le campionature effettuate non hanno soltanto uno scopo di monitoraggio dei livelli d’istruzione a livello nazionale e territoriale ma partecipano a progetti internazionali come l’ OCSE PISA (che non si riferisce alla famosa città dalla torre pendente…ma è sigla di Programme for International student assessment) e riguarda soprattutto l’accertamento del reading literacy, ovvero delle competenze di lettura oltre che dell’alfabetizzazione in senso ampio anche delle competenze di matematica e scienze .
La direttiva 74/08, inoltre, stabilisce come il sistema di valutazione del servizio offerto sia inteso a consolidare la cultura della valutazione del servizio offerto per realizzare livelli di alta efficienza e di assestamento verso standard sempre migliori a livello sia europeo che internazionale.
Gli esiti devono essere letti da ogni scuola alla luce delle situazioni oggettive ( diversi contesti socio culturali ed ambientali) ma non per questo “arrendersi” a questi ultimi per uniformarsi a livelli sempre minimi.
E giacchè esiste una definizione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici ( art.1 comma 613 legge 296/06) dei loro risultati conseguiti, esiste parimenti la prospettiva dell’avvio di un sistema paritetico all’INVALSI per la valutazione dell’intero personale della scuola ( dai docenti agli ausiliari) a fini anche retribuitivi . Cosa che del resto avviene già in USA , in UK e in Giappone.
Per cui, è meglio inserirsi subito in un’ottica di “internazionalizzazione” del proprio lavoro; la figura del docente come esperto e competente in una sola cosa è ormai obsoleta. E’ necessario aprirsi verso nuove forme di competenze, saper usare strategie nuove, è importante che il sapere sia commisurato alla tecnica comunicativa.Solo per fare un esempio,potremmo dire che a volte la buona e scorrevole conoscenza di una seconda lingua ( oltre alla propria) è necessaria per un docente a prescindere da ciò che insegni; a volte proprio attraverso questo mezzo può avvenire il primo approccio comunicativo con alunni stranieri sempre più numerosi nelle nostre aule.
Tecla Squillaci
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