Per chi non lo
sapesse Anna Maria Ajello è da poche settimane la neo-presidente del
carrozzone Invalsi, dopo una furiosa lotta interna tra gli aziendalisti
della Fondazione Agnelli e l’apparato ministeriale, conclusasi, pare,
con la vittoria di questi ultimi, accusati dai primi di aver sbagliato
tutto nella gestione dei quiz e nel rapporto con i docenti.
Il 6 maggio, durante la prima giornata di sciopero dei Cobas nella
scuola dell’infanzia ed elementare, la presidente invalsiana,
intervistata da Flavia Amabile, ha posto una lapide sul sepolcro della
sua "creatura", con questa scritta: "Ho
provato a leggere le domande del test di seconda elementare, in alcuni
casi ho dovuto leggerle due volte prima di capire la domanda. Non è
ammissibile, non si possono effettuare le prove sulla base di tranelli
o furbizie".
Nonostante questa dichiarazione di morte politica e culturale, il 13
maggio la "creatura" ripeterà come uno zombie i suoi riti nella scuola
media superiore. E il 13 i Cobas invitano i docenti ed Ata delle scuole
medie e superiori a scioperare e boicottare i quiz per dare un colpo
decisivo all’insulso rito, mentre gli studenti derideranno e
boicotteranno nelle scuole gli indovinelli con fantasia, ironia ed
inventiva, in modo che anche la neo-ministra Giannini, che insiste
diabolicamente a riproporre l’insensata procedura per giudicare scuole
e docenti, sia costretta a verificare l’ampiezza del dissenso.
Ci auguriamo che nella giornata del 13 non si ripetano gli abusi e
l’attività antisindacale – perseguibile per legge – di tanti
presidi-padroni, che il 6 e il 7 hanno minacciato insegnanti e
genitori, sostituito docenti in sciopero, cambiato gli orari dei quiz,
accorpato classi; nonché l’ignobile crumiraggio di quegli insegnanti
(?) che hanno sostituito colleghi/e in sciopero.
Il 13 i Cobas, insieme agli studenti, manifesteranno nelle principali
città contro gli indovinelli e la scuola-quiz ma anche contro la
generale politica scolastica che intende proseguire ed aggravare
l’immiserimento materiale e culturale dell’istruzione pubblica. Altro
che il “forte rilancio” promesso dal nuovo Grande Imbonitore Renzi: il
governo vuole realizzare la “piena eguaglianza” tra scuola privata e
pubblica, tagliare un anno di scolarità e quindi un’altra cospicua
parte di spese per l’istruzione pubblica (già ridotte del 30% negli
ultimi 20 anni), cancellare gli scatti di anzianità e bloccare per
altri sei anni contratti e salari.
Dunque, sciopero e manifestazioni sono promossi anche per restituire a
docenti ed Ata gli scatti di anzianità e 300 euro mensili di aumento
come parziale recupero del salario perso negli ultimi anni, per dire NO
ai soldi alle scuole private, alla riduzione di un anno della
scolarità, ai BES, alle classi-pollaio; per massicci investimenti nella
scuola pubblica, per l’assunzione stabile dei docenti ed ATA precari e
la definitiva garanzia del mantenimento del ruolo docente per gli
“inidonei”, per il pensionamento immediato dei Quota 96.
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