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Umanistiche: L'utilizzo della canzone per la promozione e l'insegnamento della cultura e della letteratura italiana all'estero

Rassegna stampa
L’UTILIZZO DELLA CANZONE PER LA PROMOZIONE E
L’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA, DELLA CULTURA E DELLA
LETTERATURA ITALIANA ALL’ESTERO


FABIO CAON, FABRIZIO LOBASSO1



1. Perché usare la canzone per insegnare lingua, cultura e letteratura italiana
Inquadrando il tema della canzone secondo una prospettiva glottodidattica, essa presenta delle
potenzialità per l’insegnamento della lingua, di aspetti della cultura e per un approccio allo studio
letterario che vorremmo qui sinteticamente presentare.
Dal punto di vista motivazionale, la canzone, legandosi a fattori affettivi ed emotivi (si pensi al
piacere di riascoltare un brano legato ad un’esperienza, ai ricordi legati ad una canzone e alla sua
capacità di rievocare immediatamente, diremmo proustianamente, un momento o un periodo della
esistenza), permette di agire sulla motivazione intrinseca, autodiretta; gli studi di psicologia
motivazionale (cfr. Boscolo, 1997; Rheinberg, 1997; De Beni, Moè, 2000) e di glottodidattica (cfr.
Titone, 1976; Freddi, 1987; Balboni, 1994, 2002; Ciliberti, 1994; Coppola, 2000; Cardona, 2001;
Caon, 2006), insistono sul valore della motivazione intrinseca, legata al piacere e alla curiosità, per
generare un apprendimento significativo, ossia stabile e duraturo, della lingua.
A tali indicazioni si aggiungano quelle provenienti dagli studi di suggestopedia e, più in generale, di
musicoterapica sulla valenza di certa musica in particolare per raggiungere, da parte degli studenti,
stati di rilassatezza o di concentrazione che migliorano in modo decisivo processi cognitivi quali, ad
esempio, la memorizzazione di lessico e strutture.
Scrive a proposito Ferencich: “Lozanov ritiene (…) che la musica possa essere un’ottima possibilità
di suggestione positiva. Dopo aver sperimentato più tecniche di rilassamento e presentazioni della
materia con sottofondo musicale, egli ha osservato che con determinati tipi di musica la
memorizzazione avviene più velocemente.” (Ferencich, Bollettino ITALS, settembre 2003)
Dal punto di vista linguistico, indicazioni utili per fare delle considerazioni glottodidattiche
provengono anche dall’ambito neurolinguistico rispetto all’attivazione di entrambi gli emisferi
durante l’ascolto di una canzone in cui l’apprendente ponga attenzione a testo e musica.
L’uso didattico della canzone in classe, quindi, permette all’insegnante di agire su processi consci e
inconsci nel medesimo tempo, integrando stimoli cognitivi con stimoli emotivi ed affettivi che
permettono, ad esempio, di riproporre l’ascolto o l’analisi sulla stessa canzone senza che questo
lavoro diventi noioso, demotivante e, di conseguenza, poco significativo per l’acquisizione
(secondo la terminologia introdotta da Krashen) linguistica. “La musica lascia una traccia profonda
nella memoria, e di conseguenza, con essa, restano più facilmente impresse le parole che vi sono
associate: non solo per un fatto di ascolti reiterati e di una ripetizione effettuata mentalmente, ma
anche perché la percezione musicale inizia prima della nascita” (Pasqui, Bollettino ITALS,
settembre 2003).
La canzone inoltre:
- Può favorire la memorizzazione di fonemi, lessico, strutture.
La caratteristica saliente dell’ascolto musicale è che si basa sulla reiterazione frequente del
medesimo brano (in cui si ripetono i medesimi suoni, lessico e strutture). Essa connota non solo
l’esperienza scolastica ma crea anche situazioni di apprendimento “spontaneo”, privo, cioè, di un
input eterodiretto o di un lavoro specifico sul piano linguistico da parte del docente. Tale
reiterazione, grazie ai fattori motivazionali citati in apertura del capitolo, risulta piacevole ed è
                                                                                                                                                                                     
quindi proponibile il lavoro sul medesimo input anche per tempi prolungati e crea delle basi naturali

per l’apprendimento linguistico. Scrive Rita Pasqui a tal proposito: “Capita anche che gli studenti,
ascoltando al di fuori del contesto scolastico delle canzoni in L2/LS che amino particolarmente,
ricordino alcune parole (dinning in their heads, che “frullano” nella loro mente ) pur senza
conoscerne il significato: la canzone funzionerebbe pertanto come un attivatore involontario del
LAD che trasforma l’input (non solo l’input comprensibile) in intake.” (Pasqui, Bollettino ITALS,
settembre 2003, per approfondimenti cfr. Sandvoss, 1976; Murphy, 1991). L’insegnante, allora,
potrà sfruttare questo fattore riprendendo lessico e strutture “apprese” inconsciamente e
superficialmente per riprenderle coscientemente in classe, proponendo attività di sistematizzazione
o di reimpiego.
- Può permettere di lavorare efficacemente sulla pronuncia.
Con le necessarie e particolari attenzioni di cui parleremo nell’affrontare i rischi dell’uso delle
canzoni, esse possono rilevarsi efficaci per l’apprendimento della pronuncia corretta in quanto
quest’ultima viene facilitata da aspetti ritmici propri della canzone.
- Presenta varie possibilità di didattizzazione.
La canzone è un materiale autentico nel quale si possono reperire moltissimi stimoli per la didattica
della lingua o per l’introduzione di aspetti socioculturali: oltre alla quantità di lessico e di elementi
grammaticali, si trovano modi di dire, espressioni gergali, regionalismi, strutture linguistiche, uso di
frasi fatte. Spesso in una canzone convivono livelli stilistici differenti i quali rappresentano una
ricchezza e che possono quindi dare avvio a diversi percorsi didattici a seconda del tipo d’utenza e
del livello di competenza linguistica della classe o del gruppo in cui si opera.
- Può essere utilizzata in autoapprendimento.
Il fatto che la canzone naturalmente si presti a vari ascolti e a diverse ripetizioni e che
l’apprendimento del testo genera normalmente piacere, è sicuramente un vantaggio intrinseco di
questo strumento. Spesso, la consegna di tradurre il testo a casa o di investigare e capire l’uso di
particolari espressioni (figure retoriche, frasi fatte) viene accettata di buon grado dagli studenti
perché incontra un loro piacere “naturale”, un’attività che fanno anche in assenza di obblighi
scolastici.
- È uno stimolo polisemico, che può essere mono- o multisensoriale, può permettere quindi un
lavoro complesso, a più dimensioni.
Dal punto di vista della multisensorialità, la canzone può essere fatta solo ascoltare in un primo
momento, magari stimolando gli studenti a coglierne il senso generale e trascrivere alcune parole
chiave; in un secondo momento può essere associato il video-clip musicale per facilitare la
comprensione attraverso la ridondanza di informazioni (qualora il video fosse di tipo “descrittivo” o
presentasse affinità con il contenuto del testo); poi può essere fornito il testo in forma di cloze e
può essere richiesto di riascoltare la canzone per completarlo. Questo è solo un semplice esempio di
come favorire l’apprendimento agendo con stimoli multisensoriali e ridondanti.
Ci sembra importante sottolineare, inoltre, che la canzone presenta intrinsecamente una ricchezza di
stimoli di diversa natura (linguistico-affettivi ed emotivi, linguistico-cognitivi) che deve essere
tenuta in attenta considerazione e che permette una flessibilità del materiale e una sua adattabilità a
diversi livelli di competenza.
Per quanto concerne la polisemia, come tutti i messaggi in cui gli aspetti formali giocano un ruolo
importante (se non determinante), la canzone può essere studiata, oltre che dal punto di vista
contenutistico o come fenomeno culturale inserito in un contesto, anche come “oggetto letterario”:
può essere analizzata nelle sue caratteristiche formali (figure retoriche, di senso e di suono,
relazioni sovrasegmentali istituite, ad esempio, da metafore) per far scoprire agli studenti (anche in
questo caso con tecniche induttive, di scoperta e di confronto con conoscenze pregresse, di lavoro
“attivo” sul testo) le specificità che la rendono, appunto, una forma “letteraria”.
1.1 Potenzialità della canzone dal punto di vista culturale
Dal punto di vista culturale la musica leggera ha avuto un ruolo importante nell’arricchimento del
patrimonio culturale specialmente per i giovani che ne hanno fatto e continuano a farne uno dei loro
principali interessi. Nel caso poi della canzone d’autore, in cui la ricercatezza del testo, l’attenzione
alle tematiche sociali oltreché personali e “l’impegno” personale sul piano politico e civile di molti
esponenti del cantautorato italiano, vi è un valore di testimonianza storica che può essere utilizzata
dagli insegnanti per presentare periodi della vita sociale e culturale italiana con relative riflessioni
sulla trasformazione del linguaggio nel tempo.
Proprio in virtù di questo interesse, della già citata capacità della musica leggera di emozionare, di
legarsi “naturalmente” alla memorizzazione dei testi, di attivare processi affettivi, d’identificazione
in un gruppo sociale (si pensi, ad esempio, ai “generi” musicali - pop, hip-hop, rock, dance, ecc. ),
della possibilità, infine, di essere una testimonianza autentica di un periodo o di una trasformazione,
essa può rappresentare un profondo fattore motivazionale per lo studio della cultura italiana oltreché
della lingua.
Dal punto di vista culturale, la canzone può:
- permettere di sviluppare collegamenti mentali con altre canzoni sia sull’asse sincronico che
diacronico.
Per quanto concerne l’asse sincronico, basta che l’insegnante proponga dei minimi percorsi tematici
e faccia fare agli studenti dei raffronti con altre canzoni, per vedere la caratterizzazione linguisticoemotiva
della parte letteraria (il “testo”), la “coloritura” espressiva della parte musicale (la
“musica”) e, ad un livello più raffinato, le scelte stilistico-interpretative (“l’interpretazione”) che
ogni artista utilizza per esprimere sentimenti simili. Per quanto attiene all’asse diacronico,
l’insegnante può sviluppare dei percorsi non solo raffrontando canzoni di diverse epoche per
proporre agli studenti attività linguistiche sulle evoluzioni, ad esempio, del “linguaggio amoroso”
nella canzone leggera o d’autore, ma anche dei percorsi in cui vengano confrontati, ad esempio,
“testi” nati per la forma canzone con testi poetici di epoche diverse;
- permettere di sviluppare percorsi di educazione storica ed interculturale.
Con attività di raffronto sincronico e diacronico gli studenti possono, da un lato leggere dei testi
poetici “distanti” cronologicamente dal tempo in cui vivono in modo certo più motivato, e scoprire
quelle “continuità” letterarie che “legano” (pur con ovvie differenziazioni) artisti vissuti in diverse
epoche; dall’altro essi possono cogliere somiglianze e differenze tra l’elaborazione artistica dei
medesimi sentimenti in cantautori o poeti appartenenti alla medesima o a culture differenti; da un
altro ancora possono cercare attivamente quei legami nello spazio e nel tempo che rendono alcuni
temi degli “universalia” (l’amore, la guerra, la morte, il senso della vita, ecc.). Sulla base di questi
raffronti, poi, il docente può condurre attività di pedagogia interculturale che, sfruttando il canale
privilegiato della musica – espressione artistica transculturale, che unisce i popoli – siano volte ad
abbattere pregiudizi, stereotipi e miopi visioni etnocentriche;
- permettere di sviluppare percorsi interdisciplinari.
Il raffronto con altre esperienze artistiche può anche svilupparsi in una prospettiva interdisciplinare,
con percorsi tematici in cui si propone agli studenti, ad esempio, un raffronto con altre forme
artistiche quali la pittura, il cinema, per vedere anche in questo caso differenze e similarità che
possono essere reperite sull’asse diacronico e sincronico;
- permettere di lavorare su contenuti culturali.
Come abbiamo detto, la canzone è anche un materiale autentico; oltre ad essere l’elaborazione di un
singolo artista, essa è anche un precipitato di una cultura e, spesso, di un particolare momento
storico (si pensi, ad esempio, a tutta la corrente delle canzoni di “protesta” o di “impegno civile”
sviluppatesi soprattutto negli anni settanta in Italia). Questo può rappresentare uno stimolo per gli
studenti ad avvicinarsi ad un’altra cultura, alla storia politica e sociale di un altro paese, a connettere
i nuovi contenuti con le conoscenze pregresse sia rispetto alla propria cultura che a quella del paese
straniero, raffrontando, ad esempio, momenti storici di una nazione e “reazioni” artistiche. Anche la
canzone, se proposta con opportune attività di spiegazione dei contenuti, di confronto attivo da parte
degli studenti, di ricerca sulle fonti, può contribuire in modo significativo a motivare lo studio di
aspetti storici e culturali (e quindi non solo linguistici o legati allo “svago”) di un paese;
- favorire lo sviluppo in classe di dinamiche sociali positive, legate alla condivisione di
interessi, di conoscenze, di passioni .
La canzone è una forma culturale che unisce le persone, non solo per fattori di riconoscimento
sociale (si parla infatti di cultura Hip-hop, Grunge, Punk) ma anche per questa sua caratteristica di
universalità. Anche in questo caso, con la proposta di particolari attività collaborative, di ricerca in
gruppo, la canzone può diventare uno stimolo efficace per sviluppare competenze linguistiche e
sociali, quali la condivisione di un obiettivo, la corresponsabilità in un compito, il valore dell’aiuto
reciproco e della solidarietà, l’importanza della collaborazione nei processi di costruzione del
sapere. Inoltre, la canzone offre molto spesso la possibilità anche agli studenti più introversi
caratterialmente di esprimersi in contesti corali, poco controllati e quindi “protetti”
psicologicamente. (quando si canta in gruppo la canzone), nonché di far emergere “intelligenze
musicali” -secondo la terminologia introdotta da Gardner-, vocazioni personali o veri e propri
“talenti” canori. Questi fattori, spesso sottovalutati in contesti didattici, rivestono invece un ruolo
tutt’altro che marginale per l’abbassamento del filtro affettivo (Krashen) e lo sviluppo di
quell’atteggiamento collaborativo, di quel senso di appartenenza al gruppo che ha ricadute positive
per l’acquisizione linguistica.
1.2 Potenzialità della canzone per l’approccio allo studio della letteratura italiana
Dal punto di vista letterario, la canzone leggera, pur nella semplicità (e, spesso, banalità) dei testi,
utilizza comunque espedienti retorici (figure retoriche di suono, di significato, costrutti sintattici
particolari) simili a quelli utilizzati nella tradizione letteraria “alta”. Scrive in proposito Adriano
Colombo (1996: 7-8): “canzoni e musica rock, letteratura di consumo e serial televisivi soddisfano i
bisogni di immaginario, sollecitano una fruizione estetica omologa alle funzioni affidate da sempre
alla letteratura, né sono privi di una propria elaborazione formale; e spesso si rifanno, nei temi e
nelle forme, a modelli di ascendenza letteraria “alta”, per quanto degradati.”
L’enorme diffusione della musica leggera italiana nella vita dei giovani (attraverso la frequente
presentazione di canzoni alla radio, alla televisione, in ambito pubblicitario, “dal vivo” nei locali)
sviluppa delle sensibilità, delle conoscenze “inconsce” e delle competenze “pregresse” che possono
essere riprese dal docente, razionalizzate e sistematizzate a fini didattici.
Facciamo un esempio: nella nostra esperienza, abbiamo rilevato che molti studenti amanti del Rap
(un genere musicale molto diffuso tra i giovani e caratterizzato da una struttura testuale che si regge
principalmente su fenomeni retorici quali rime, allitterazioni, assonanze, consonanze) hanno
sviluppato una “sensibilità” e un’attenzione ai suddetti fenomeni, e si dimostrano interessati a
saperne i nomi “tecnici”, a scoprirne le regole di funzionamento e a ragionare sul perché tali aspetti
diano una sorta di “piacere dell’orecchio”. In questo caso, il docente può utilizzare proficuamente
quest’attenzione automotivata e, dopo aver fatto scoprire ad esempio alcune figure retoriche
partendo da esempi tratti da brani Rap, può richiedere ai propri studenti di ricercarle in
componimenti poetici “tradizionali”, in modo da:
- motivare gli studenti alla comparazione, alla rielaborazione critica
- creare una continuità tra le due esperienze di fruizione, legando, ad esempio, canzoni a
poesie che trattano lo stesso tema
- stabilire delle relazioni di ordine diacronico tra le canzoni o tra canzoni e poesie
- stabilire delle “piste di indagine” della “letterarietà” dei testi articolate su più piani
(contenutistico, retorico, ritmico, ecc.)
- lavorare con gli studenti utilizzando tecniche induttive, di scoperta autonoma,
- utilizzare modalità di lavoro differenziate (in gruppo, collaborative, di ricerca sulle fonti,
ecc.).
Un discorso specifico merita di esser fatto per la canzone d’autore, espressione con la quale si
identifica comunemente quella corrente della musica “leggera” italiana che ha conosciuto un grande
successo di pubblico dalla fine degli anni cinquanta fino ad oggi e che, con coloriture differenti a
seconda dei periodi, ha segnato fortemente la nostra cultura popolare, in special modo quella
giovanile.
Le caratteristiche principali di questa corrente sono:
- la ricercatezza stilistica del testo, che diventa il vero punto di forza della canzone;
- un utilizzo spesso minimalista della musica per mettere in rilievo le sensazioni e le emozioni
trasmesse dal testo;
- l’affidamento dell’interpretazione canora a un “cantautore”, vale a dire all’autore dei testi
e/o della musica.
Nel panorama della musica leggera italiana, il merito di questo genere -all’interno del quale
coesistono esperienze stilisticamente molto diverse tra di loro ma tutte comunque attente ai valori
del testo-, è stato sicuramente quello di contrastare e correggere una nostra tradizione tutta fondata
su figure convenzionali (la mamma amatissima, l’amante crudele), su modi di cantare spesso
sdolcinati (la voce singhiozzante, il lungo acuto finale), su una gestualità dei cantanti quasi sempre
stereotipata (gli occhi sempre rivolti al cielo, la mano sul cuore) e su situazioni comuni (ad esempio
la nostalgia di una persona o di un paese lontano) che venivano rese con “immagini” altrettanto
comuni (lo sventolare di fazzoletti bianchi, l’addio in lacrime), talmente sfruttate per la loro facilità
a toccare le corde emotive, da risultare infine banali.
Due ordini di ragioni ci spingono a proporre la canzone d’autore come strumento per introdurre lo
studio della letteratura. Da un lato, la succitata attenzione ai valori formali della lingua che si
traduce nella ricercatezza stilistica del testo, nell’uso attento della parola; dall’altro, il grande
interesse che la canzone d’autore incontra negli studenti di diverse età, interesse che spesso si fa
entusiasmo quando la canzone viene proposta in classe di lingua.
Proprio in virtù di questi fattori motivazionali profondi, intrinseci e delle affinità – pur nelle
specificità dei generi – tra scrittura cantautoriale e scrittura poetica, riteniamo non solo che la
canzone possa costituire un valido strumento didattico ma che il concetto di “canone letterario”
possa essere integrato con questa particolare forma letteraria.
Per quanto attiene al piano didattico, oltre alle esperienze dei singoli docenti che utilizzano in classe
le canzoni per introdurre figure retoriche e aspetti metrici della lingua, vi è anche una bibliografia di
manuali didattici di italiano LS basati principalmente sulla canzone d’autore (è il caso, ad esempio,
di L. Costamagna, 1990, Cantare l’italiano, Guerra, Perugia; C. M. Naddeo, 2000, Canta che ti
passa, ALMA , Firenze).
Il dibattito in sede teorica, la presenza di alcuni brani significativi della canzone d’autore nei
materiali di didattica della lingua e della letteratura italiana per stranieri e il sempre più frequente
uso della canzone a scuola da parte dei docenti, testimoniano in modo evidente quanto la musica
leggera possa diventare un efficace strumento didattico, possa rappresentare un “ponte” tra
esperienza estetica “informale” che i discenti fanno quotidianamente in contesto extrascolastico ed
esperienza estetica “formale”, vissuta in contesto scolastico.
Riteniamo che tale ponte sia necessario per motivare gli studenti allo studio della letteratura e per
creare, attraverso collegamenti costanti tra l’esperienza extrascolastica e quella scolastica formale
fatti sia dal docente che dagli studenti, un loro ipertesto culturale, grazie al quale possano espandere
le loro conoscenze ed ampliare i loro orizzonti estetici ed esperienziali nonché inoltrarsi in modo
più motivante nel complesso studio della letteratura italiana e del concetto di “letterarietà”. .
Dal punto di vista operativo e gestionale, il docente che usi la canzone a scopi didattici in una
prospettiva umanistico-affettiva costruttivista, mira allo sviluppo del senso critico e alla cocostruzione
delle conoscenze, diventa un organizzatore di nuove architetture didattiche all’interno
delle quali definisce con precisione obiettivi, compiti e procedure di lavoro, di controllo e di
valutazione oltreché preoccuparsi di trasmettere contenuti.
Egli non si pone come la sola fonte di sapere ma, piuttosto, come un mediatore che mette a
disposizione di ogni allievo le risorse adatte alle sue competenze e agli obiettivi prefissati. Supera
l’ambito della sua disciplina per far acquisire allo studente di abilità cognitive trasversali,
transdisciplinari, che facilitino l’apprendimento quali, ad esempio, l’uso di mappe concettuali per
organizzare e collegare le informazioni provenienti da diversi ambiti artistici.
La finalità ultima di quest’opera di mediazione tra interessi e di sensibilizzazione critica è quella di
appassionare lo studente alla letteratura, di far scoprire il valore dell’esperienza artistica come
“luogo infinito dell’io”, dove lo studente può cercare risposte, interrogativi, spunti di riflessione ed
emozioni, può mettersi in gioco, sperimentando i limiti della propria espressione e la “fruttuosa
inutilità” dell’arte che, come diceva Henry Miller, “non insegna niente, tranne il senso della vita”.
2. Perché usare la canzone per promuovere lingua, cultura e letteratura italiana
Se quanto abbiamo sin qui sostenuto sembra avere una consolidata base scientifica e un’evidenza
casistica, corre l’obbligo non solo al glottodidatta ma anche a chi – a livello pubblico o privato – si
occupa di promozione culturale, di riflettere con attenzione sulle modalità più efficaci per
sviluppare un modulo di promozione e di insegnamento della lingua e della cultura italiana
all’estero che sia capace di ottimizzare gli effetti positivi dell’ascolto musicale per migliorare la
qualità dell’apprendimento.
Nel panorama musicale italiano, è forse la canzone d’autore quella che incarna maggiormente il
suddetto ruolo propulsivo. L’uso “colto” del testo letterario unitamente all’impegno socio-culturale
più approfondito dei cantautori in Italia, sono elementi basilari per generare utili sinergie con il
mondo della glottodidattica e avanzare nuove proposte d’insegnamento.
Diamo uno sguardo ad alcuni elementi che potrebbero caratterizzare tale modulo.
a) gli scopi (promozione linguistica, culturale e formazione)
L’insegnamento della lingua italiana all’estero attraverso la canzone d’autore può genericamente
seguire tre scopi, interconnessi e per certi versi non scindibili: la promozione culturale, quella
linguistica e la formazione dei docenti.
In primo luogo, la lingua, per usare un’espressione di Balboni (2004) è di per sé un elemento
fondamentale “per la creazione di un senso di appartenenza e per la definizione di una identità
personale e culturale”, e quindi sembra essere il veicolo più immediato e diretto per fare cultura.
Come accennavamo, un testo “colto” in una canzone può essere uno specchio dei tempi, e
accompagnare lo sviluppo socioambientale del paese in un dato periodo storico.
Di conseguenza, fare cultura con la canzone significa anche ampliare e (cosa più importante)
arricchire l’immagine musicale dell’Italia all’estero, spesso legata a pochi autori che in precedenza
hanno esplorato con successo il mercato estero (Toto Cotugno, Albano e Romina Power, Ricchi e
Poveri, Franco Simone, Nicola di Bari, Domenico Modugno e altri ancora) o di pochissimi artisti
attuali (come Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Zucchero) che oggi hanno assunto vesti da star
internazionali.
Altresì tale modalità di promozione si presenta come messaggio culturale dinamico in cui il discente
con la sua espansione di conoscenza non solo diviene l’obiettivo di tale messaggio, bensì parte
attiva del processo stesso di comunicazione.
In secondo luogo, come già affermato, la lingua insegnata con la canzone d’autore è una lingua
colta, fatta di metafore, simbologie e concetti spesso difficili da apprendere in tempi brevi, ma
anche formata da frasi accattivanti, semplici, e di immediata percezione.
Trattasi dunque di una lingua “viva”, che può testimoniare anche “in diretta” la trasformazione
sociolinguistica di certe varietà d’italiano.
Infine, il connubio lingua e canzoni propone metodologie alternative ed innovative di insegnamento
a beneficio della formazione dei docenti di lingua italiana per stranieri (e non) che arricchiscono le
capacita’ e le modalita’ didattiche di tali operatori con indubbi vantaggi a catena per tutto il sistema
di insegnamento della lingua italiana all’estero.
b) gli attori
Il modulo proposto prevede un’interazione tra mondo accademico e area della promozione culturale
(pubblica o privata) destinata a generare importanti sinergie.
Premettiamo subito che tale proposta didattica non può essere frutto di improvvisazione.
Ai titoli accademici o istituzionali di chi comincia questo cammino non può non giustapporsi una
certa militanza nel mondo musicale, anche se non specificamente in qualità di artista o musicista:
anche il melomane o l’ascoltatore attento e appassionato sono attori efficaci che possono lavorare
accuratamente, pur nel rispetto delle specifiche competenze e dei differenti ruoli, alla sintesi tra
metodologia d’insegnamento e percorso musicale ad essa applicato.
Nel prosieguo, capiremo con maggior chiarezza quanto tale esperienza si renda necessaria per
ottimizzare tutte le componenti del modello in questione.
.
c) il contesto e il bacino d’utenza
Se è vero che lingua e canzoni, come detto, sono elementi estremamente caratterizzanti la
dimensione culturale di un paese, l’offerta musicale del modulo di insegnamento non può essere
lasciata al caso.
La scelta delle canzoni e dei testi deve essere filtrata attraverso le caratteristiche legate al tipo di
utenza all’estero, ai suoi usi e costumi (ad esempio, l’esistenza di argomenti taboo, la tendenza o
meno al politically correct che sconsiglierebbe l’uso di alcune tematiche, la percezione differente
di alcuni valori, il sistema sociale, ambientale e - perchè no - economico e politico). In breve, la
proposta didattica dovrebbe poter soggiacere a riflessioni interculturali preventive.
Altresì, l’offerta musicale dovrebbe iscriversi nelle dinamiche del processo di penetrazione della
canzone italiana nel paese prescelto: sarebbe quindi importante conoscere che tipo di musica
italiana è localmente arrivata, in che tempi, in che modalità, con quali artisti e perchè, al fine di
ottimizzare la proposta e massimizzare gli effetti dell’ascolto.
Trattasi, dunque, di un importante lavoro preventivo, che presuppone un’accuratezza figlia di una
passione non superficiale (o, peggio, acquisita per l’occasionalità dell’evento).
d) l’interlocutore all’estero
La politica culturale all’estero in genere è favorita da una serie di interlocutori italiani, spesso
fondamentali, che agevolano la diffusione di eventi e modelli di insegnamento.
Generalizzando al massimo - anche perchè l’analisi di tali organismi non è l’oggetto del nostro
lavoro - divideremo tali interlocutori in istituzionali e non, premettendo che tutto il presente
contributo è ispirato dalla necessità di mantenere sempre altissimo il livello di collaborazione ed
interazione tra mondo privato e istituzionale, nel nome di un medesimo obiettivo e cioè la
promozione del “sistema paese”.
Le Ambasciate, i Consolati, gli Istituti italiani di Cultura (IIC) e anche gli Istituti per il commercio
estero (ICE) rappresentano interlocutori istituzionali verso i quali è naturale rivolgersi per
sviluppare iniziative di promozione culturale.
Tuttavia, le riduzioni di bilancio e i frequenti tagli dei capitoli di spesa ad essi destinati rendono più
difficile oggi assicurare con serenità un’equazione del tipo: evento meritevole = finanziamento
probabile.
Ecco perchè nel panorama promozionale culturale all’estero sarebbe bene non tralasciare organismi,
per così dire, semi-istituzionali (talvolta parzialmente destinatari di contributi statali) che, sfruttando
un attecchimento più profondo sul territorio e, in alcuni casi, una maggiore agilità amministrativocontabile,
possono generare fruttuose interazioni con la realtà locale per la realizzazione di eventi
come il modulo in questione.
Parliamo, ad esempio, dei Comitati della Società Dante Alighieri (per l’insegnamento della lingua
italiana ai connazionali residenti all’estero) e dei cosiddetti “enti gestori” (anch’essi votati
all’insegnamento dell’italiano); dei Comitati per gli Italiani all’estero (ComItEs); o ancora delle
Scuole italiane all’estero (tra esse, ricordiamolo, alcune sono statali).
Da non sottovalutare, altresì, il ruolo degli uffici consolari onorari all’estero.
Destinatari di un minimo contributo ministeriale, la loro titolarità è talvolta ricoperta da italiani ben
inseriti nel paese ospite o da autoctoni legati affettivamente o lavorativamente all’Italia che possono
generare valide collaborazioni con il mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale locale per
l’acquisizione di sponsorship o comunque di facilitazioni per la promozione culturale.
Infine, un cenno va fatto per la varie associazioni “Amici d’Italia di…”, “Italiani di…”, “Laureati
dell’Università’ italiana … di…..”, “Ex allievi di…..”.
Questi organismi (non destinatari di contributo ministeriale) sono spesso pervasi da un entusiasmo
lodevole e, ad onta di una generale scarsezza di supporto finanziario, possono anch’essi generare
utilissime sinergie con la realtà locale e raggiungere livelli impensati di facilitazioni economiche e/o
logistiche per l’organizzazione di eventi culturali.
In tutti questi interlocutori, l’elemento accomunante è la volontà di mantenere e promuovere
l’insegnamento della lingua e della cultura italiana per la comunità di appartenenza, nonché
l’attaccamento sentimentale al nostro paese o in alcuni casi a questa o quella regione (o addirittura
città).
Su queste basi, essi si propongono come controparti interessantissime per esplorare le migliori
modalità organizzative di un modulo come quello che proponiamo che, vieppiù in questo caso,
necessita di un lavoro preventivo mirato ad acquisire alcune informazioni socio-ambientali sul
luogo dove esso potrebbe essere organizzato. Tale studio, infatti, in alcuni casi potrebbe condurre
all’individuazione di una domanda culturale di tipo più settoriale, regionale (pensiamo ad una
retrospettiva sulla musica napoletana a beneficio dell’Associazione Campani di..........), sulla quale
si impone una necessaria attività di adattamento da parte dell’offerente.
In altre parole, nel caso in cui si sia in presenza di una domanda in cui l’elemento regional-culturale
sia prevalente, siamo del parere che il modulo da presentare debba, da un lato, appagare il giusto
desiderio del richiedente (spesso originato da motivazioni nostalgico-affettive), ma dall’altro, non
debba dimenticare di iscrivere tale offerta in un ambito più allargato dove al luogo comune e allo
stereotipo (ad es. l’emigrante napoletano che canta in dialetto dall’altra sponda dell’Atlantico) si
giustappone un’immagine dinamica ed inclusiva della cultura, della lingua e della canzone, sia
regionale che italiana.
Sempre riprendendo l’esempio partenopeo succitato, un modulo sulla canzone napoletana dovrà
poter includere tanto stereotipi figli di tempi e condizioni del passato (immaginiamo il genere della
“sceneggiata” di Mario Merola e la figura del “mammasantissima di quartiere”), quanto il
“futurismo” di cantautori napoletani quali Pino Danele che in tempi non sospetti per la musica
italiana si inventava l’“arab rock” e introduceva nella sua opera artistica suoni e fonemi
“mediterranei” che spingono oggi l’ascoltatore a fantasticare su colori, profumi e visioni di una
intera regione geografica e di un crogiuolo di storie e costumi interdipendenti.
Altresì, sul piano linguistico (senz’altro da recuperare anche nell’ipotesi in questione) si potrebbero
sottolineare gli aspetti di evoluzione lessicale del dialetto napoletano derivanti dall’arricchimento
“forzato” provocato da alcune dominazioni passate nel sud Italia come quella francese e spagnola.
Infine, nel panorama sin qui delineato, non va dimenticato il coinvolgimento delle Autorità e degli
enti pubblici e privati del paese ospite, spesso fondamentali per la creazione di collaborazioni
efficaci, vuoi per un sentimento di simpatia verso la cultura italiana (a volte derivante da studi o da
permanenza prolungata nel nostro paese da parte di chi ricopre cariche apicali), vuoi per mere
dinamiche di “convenienza” di politica culturale.
e) l’oggetto del modello: la lezione/concerto
Il modulo combina una parte prettamente culturale ed una didattica.
Le due componenti ottimizzano la loro sinergia con la presenza musicale, possibilmente sotto forma
di esecuzione dal vivo.
L’evento assume i connotati di una “lezione/concerto”, nella quale è possibile promuovere i
vantaggi del connubio “lingua italiana e canzone d’autore” in modo articolato.
In esso, infatti, si riscontrano tanto la mera promozione culturale italiana all’estero (con l’alternarsi
di interventi istituzionali, accademici e di performance canore dal vivo mirate ad esempio a
sottolineare l’evoluzione storica della canzone attraverso tematiche specifiche o monografie di
cantautori prescelti), quanto la formazione dei docenti.
In altre parole, l’evento è votato a raggiungere un duplice obiettivo e un pubblico estremamente
vario, sia per età che per identità sociale, accomunato tuttavia dalla medesima passione per la
canzone (e per la lingua) italiana.
Esso quindi si configura come estremamente duttile, variabile nella sua modalità comunicativa, e
può presentare sia caratteristiche meramente socio-ricreative, che culturali più specifiche (si pensi,
come detto, ad una retrospettiva su di un cantautore), che meramente didattiche.
3. Dalla teoria alla pratica: la lezione concerto
Un primo esempio in senso assoluto del modello proposto è stato presentato ad Atene nel dicembre
del 2006 (bissato poi nell’ottobre del 2007), ed è nato da una collaborazione tra il Consolato
d’Italia, l’Istituto Italiano Statale Comprensivo di Atene, l’Università Cà Foscari di Venezia, e
l’Università Kapodistriaka di Atene.
L’evento ha visto la partecipazione di circa 500 persone, in un modulo di due mezze giornate, la
prima orientata ad un pubblico più vasto e di varia natura, la seconda dedicata alla formazione dei
docenti.
Gli interventi istituzionali e specialistici hanno accompagnato una panoramica generale
sull’evoluzione musicale italiana degli ultimi trent’anni, offerta attraverso l’esecuzione dal vivo di
canzoni prescelte non solo per la loro notorietà ma anche per la loro forza letteraria. Tale
esecuzione è stata affidata ad un glottodidatta esperto in didattica della canzone nonché cantautore
(e quindi conoscitore del fenomeno canzone sia dal punto di vista tecnico-musicale che artisticoletterario)
accompagnato un gruppo di musicisti professionisti.
In altre parole, fare cultura in questo caso ha significato descrivere i mutamenti degli stili musicali e
lessicali nelle canzoni italiane nello scorrere del tempo, di pari passo con il cambiamento delle
mode e quindi anche delle vicende sociali italiane del periodo in considerazione.
La seconda mezza giornata, come detto, è stata dedicata alla formazione dei docenti, e aperta
naturalmente a studenti e simpatizzanti. In tale occasione, oltre alla formazione frontale, si è
proceduto a presentare tecniche didattiche e approfondimenti mirati ad arricchire il bagaglio
glottodidattico dei docenti convenuti.
Il risultato auspicato è stato pienamente raggiunto: l’entusiasmo dei presenti ha raggiunto livelli
elevatissimi e la richiesta di materiale didattico utilizzato è stata enorme, il ritorno d’immagine per
gli organizzatori è stato estremamente confortante, l’eco dell’avvenimento si è spento solo dopo
molto tempo.
Ma al di là degli effetti più visibili e dell’importanza di aver organizzato un primo riuscitissimo
tentativo “istituzionalizzato” di diffusione del modello, sembra interessante sottolineare alcuni
risvolti - annotati per così dire “in diretta” - da considerare quali gratificanti ed utili corollari per
ulteriori riflessioni sulle potenzialità della manifestazione e della sua struttura.
- Ampliamento della cultura musicale. L’immediato finale dell’evento ha fatto registrare
numerosissime richieste agli organizzatori di registrazione di cd di musica italiana, anche solo per il
gusto di scoprirne di nuova. In altre parole, la canzone italiana ha trovato uno sbocco per
un’ulteriore diffusione in Grecia e i cantautori nuovi o meno conosciuti sul mercato internazionale
sono stati conosciuti e apprezzati dai presenti.
- Diffusione del materiale didattico. Le richieste degli interventi e dei moduli utilizzati durante
l’evento sono state copiosissime, alla stregua delle persone che hanno potuto scaricarli da internet
nei giorni successivi. Tradotto: si conferma quanto sopra già detto sull’effetto “autodinamizzante”
del modulo, sulla sua facilità di presa sul pubblico anche specialistico e sull’utilizzo successivo del
metodo da parte di altri docenti.
- Socializzazione aggiuntiva. L’evento ha permesso a persone sconosciute di sentirsi accomunate -
specie durante le esecuzioni canore - in uno spirito di gruppo nel quale elementi preponderanti sono
stati: il sorriso, l’allegria, l’abbraccio, l’immedesimazione, gli applausi, i cori, l’accenno a passi di
ballo, la cooperazione durante gli esercizi di didattica, lo scambio di informazioni su se stessi sulle
rispettive professioni e sulle canzoni ascoltate, prima durante e dopo l’evento, il temporaneo
riavvicinamento di persone precedentemente in contrasto.
- Liberazione di energie fisiche ed emotive latenti. Ogni mezza giornata è durata almeno tre ore. In
essa, essendo presenti 300 persone il primo e circa 200 il secondo giorno in una sala per soli 80
posti circa l’unica soluzione è stata sedersi per terra o restare a lungo in piedi.
È un dato di fatto che il livello dei partecipanti alla fine di ogni mezza giornata è sceso solo in
percentuali fisiologiche. Ciò significa che giovani e meno giovani hanno sfidato la fatica di circa tre
ore di ascolto (come allo stadio, in un concerto live ma in questo caso non sempre ascoltando
musica) in posizioni non agevoli, liberando energie per potenziare la propria resistenza fisica sotto
l’influsso inebriante dell’ascolto musicale.
Stesso discorso vale per la parte emozionale. Commozione, applausi, strilla, cori a squarciagola,
nostalgia, malinconia, esternazione di talenti sconosciuti (voci intonate, ballerini dilettanti provetti,
ritmicità sostenuta, ecc) sono solo alcuni dei risvolti emotivi di molti dei presenti. In altre parole,
alcune subpersonalità spesso latenti o peggio nascoste dei convenuti hanno fatto capolino stimolate
dalla liberazione di energie precedentemente compresse e hanno dato sfogo alla loro esistenza.
- Informatica, ti conosco di più. L’evento proposto fa tutt’uno con la tecnologia che avanza. Di più,
esso non sarebbe proponibile nella sua stessa formula vincente senza l’aiuto dell’informatica
applicata al materiale didattico.
Il risultato più evidente è stato che l’emulazione e la mutuazione di tale metodo sono passate per un
obbligatorio aggiornamento (per non dire battesimo) delle proprie conoscenze informatiche. L’uso
di programmi come “power point”; la ricerca sulla rete internet; la tecnica del suono; la
riproduzione mediante apparecchi più sofisticati dei lettori cd come gli mp3; la creazione di nuovi
email per chi non ne aveva mai conosciuto l’esistenza; l’uso di “penne” informatiche per la raccolta
dei dati, sono tutti elementi che farebbero sorridere un teen ager ma che rappresentano conquiste
per nulla scontate per almeno la metà dei presenti, obbligati a “svecchiare” il proprio panorama
comunicativo e ad acquisire nuovi strumenti cognitivi.
4. Conclusioni
Vorremmo dunque tentare di sintetizzare quanto sin qui proposto nel modo migliore, e cioè
evidenziando alcuni vantaggi generali derivanti dal modulo proposto, in un’ottica sia glottodidattica
che istituzional-culturale.
- Istituzioni italiane e connazionali. La partecipazione diretta ad un modello cosi’ brioso, avvicina
ulteriormente le istituzioni alla comunità di connazionali all’estero. Un nuovo sostrato comune, la
cui caratteristica principale è la condivisione emotivo-affettiva, include le due parti, avvicinando i
connazionali alle istituzioni vestitesi per l’occasione di un abito meno formale e potenzialmente
separativo. In altre parole, la condivisone contestuale di emozioni gioiose si presenta come un
valore assoluto, condiviso da tutti, a prescindere dai ruoli.
- Istituzioni italiane e mondo locale. Si moltiplicano le interconnessioni delle istituzioni italiane con
la realtà locale, generando interazioni ancora più profonde e proficue. Le istituzioni italiane
“entrano” con maggiore forza nelle università locali, nelle associazioni filoitaliane, nelle scuole
pubbliche o private del posto. La comunicazione si fa più fluida, anche qui pervasa da
un’informalità dovuta al potente ingresso dell’elemento emotivo-affettivo nello scambio
interpersonale.
- Promozione culturale attraverso la lingua. La lingua delle canzoni d’autore è una lingua “colta”.
Lo studio dei testi ha effetti indubbi sull’insegnamento dell’italiano all’estero. Il livello del
materiale didattico si arricchisce di nuove componenti che si possono ben integrare con la didattica
più tradizionale per creare una base didattica più variegata, utilizzabile a qualsiasi stadio
dell’insegnamento, e dunque non solo (come si tenderebbe a pensare) con gli utenti di livello
intermedio o avanzato.
- Una nuova cultura musicale italiana. La percezione della canzone italiana all’estero si
ammoderna, includendo autori e periodi spesso ignorati dai connazionali all’estero (soprattutto da
quelli che sono assenti dal nostro paese da un po’ di anni e che non hanno confidenza con la
telematica).
Come accennavamo, la barriera dello stereotipo, creata involontariamente dal ridotto gruppo di
cantanti e cantautori “nazionalpopolari” e pionieri del primo attraversamento oltrefrontiera si
incrina e lascia filtrare nuove informazioni, nuovi stili musicali, nuovi testi e dunque una “nuova
lingua italiana”, un “nuovo essere italiano”.
In particolare, l’immagine dell’Italia sentimentale, passionale, piagnona, mammona, gridona,
recupera nuove e più importanti sfumature, di impegno e di lotta sociale, di ingegno e di intelletto a
servizio della musica e della poesia.
La parole non è più asservita al solo sentimento. È l’inverso: il sentimento si asservisce alla parola.
Il messaggio riduce la preponderanza delle sue caratteristiche emotive e passionali e acquisisce un
maggiore slancio intellettuale che arricchisce l’immagine di concretezza e di asciuttezza dell’Italia
troppo spesso assopita nell’immaginario dell’emigrato all’estero.
Riferimenti Bibliografici
ASSAGIOLI R., 1973, Principi e metodi della Psicosintesi terapeutica, Astrolabio Roma
ASSAGIOLI, R., 1977, L’atto di Volontà, Astrolabio Roma
BALBONI P. E., 1994, Didattica dell'italiano a stranieri, Bonacci, Roma
BALBONI P. E., 2002, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, UTET
Libreria, Torino
BALBONI P.E., 2004, Being Many and Being One: The Language Policy of the European Union,
“Mosaic” vol. 8 (3), pp. 3-9
1 Questo saggio è stato concepito unitariamente dai due autori. Nella stesura, Fabio Caon ha curato il paragrafo 1,
Fabrizio Lobasso ha curato i paragrafi 2, 3 e 4.








Postato il Domenica, 07 dicembre 2008 ore 05:11:14 CET di Agnese Indelicato
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