L’autismo
non è un disturbo legato alla sfera cognitiva come forse molti
erroneamente credono. E’ un disturbo relazionale che attiene al
rapporto tra l’individuo e il mondo esterno, laddove per disturbi della
personalità si riferiscono più che altro tutti quei
problemi conseguenti ad una parziale o disomogenea strutturazione
della personalità. In realtà, nell’età evolutiva esiste un periodo di
autismo naturale che avviene soprattutto nella fase simbiotica;
ovvero nella fase del narcisismo primario in cui per il bambino il
mondo esterno è limitato solo all’oggetto della sua gratificazione, il
seno materno ad esempio.
L’autismo non è un disturbo legato alla sfera cognitiva come
forse molti erroneamente credono. E’ un disturbo relazionale che
attiene al rapporto tra l’individuo e il mondo esterno, laddove per
disturbi della personalità si riferiscono più che altro tutti
quei problemi conseguenti ad una parziale o disomogenea
strutturazione della personalità. In realtà, nell’età evolutiva esiste
un periodo di autismo naturale che avviene soprattutto nella fase
simbiotica; ovvero nella fase del narcisismo primario in cui per
il bambino il mondo esterno è limitato solo all’oggetto della sua
gratificazione, il seno materno ad esempio.L’ego è ripiegato in se
stesso, non vi è separazione tra l’Io e l’Es, ed i prototipi di questa
prima età evolutiva sono la condizione uterina ed il sonno. B.
Bettelheim nella sua opera “La fortezza vuota”, identificò infatti
l’autismo infantile alla fase in cui interamente la libido è ripiegata
sull’individuo ancorchè sugli oggetti esterni.
In realtà è piuttosto difficile tracciare un netto limite tra autismo
“normale” ed uno che invece esubera i limiti della norma. Ogni persona
è caratterizzata, come diceva Husserl da una capacità intenzionale,
ovvero è la naturale tendenza verso l’altro ( i simili, la natura, il
mondo..) che ci rende possibile il conoscere e fare esperienza della
vita. Quando tale “intenzionalità” segue vie impervie, ovvero
differenti dalla nostra consuetudine e dalla norma, si parla di
disturbi affettivo-relazionali. L’isolamento è spesso associato a
disturbi del linguaggio ( ecolalia),azioni stereotipate o coazioni a
ripetere. Questi fattori determinarono in una corrente
psichiatrica statunitense degli ultimi decenni un avvicinamento
dell’autismo alla schizofrenia: ad esempio le catatonìe dello
schizofrenico hanno molte somiglianze con le coazioni e le stereotipie
autistiche. Tuttavia Kanner , ed altri psichiatri europei, preferiscono
parlare di “disturbo autistico del rapporto affettivo”.
Nonostante sembri del tutto infruttuoso, il rapporto che si stabilisce
con un individuo affetto da autismo è molto importante. Un tempo si
provvedeva ad internare gli autistici , accomunandoli con gli individui
affetti da schizofrenie e da altri gravi disturbi psichiatrici, ma la
legge 180/78, la famosa legge -quadro Basaglia, sembrò cambiare molte
cose atte a ridare una maggiore dignità alle persone affette da tali
problemi. Le sue concezioni devono molto alle teorie dello psichiatra
statunitense Stack Sullivan, padre della terapia interpersonale dei
“malati di mente”. Secondo Stack Sullivan era da rigettare il rapporto
autoritativo tra il medico e il malato; esiste piuttosto un campo
relazionale secondo cui la personalità è forgiata ed influenzata
dalle altre personalità con cui entra a contatto. Per questa ragione i
trattamenti a cui si sottoponevano i malati di mente, a volte
semplicemente atroci come lo shock insulinico indotto nei momenti di
crisi oltrechè la famosa”camicia di forza”, erano più deleteri che
altro. Da un punto di vista giuridico anche illeciti, diremo oggi.
Sebbene, è consigliabile conservarne di quest’ultima almeno
un esemplare come un cimelio storico, più gelosamente del cappio di
Dongo, a pensarci bene, in quanto può improvvisamente tornare utile,
non si sa mai, per persone finora considerate “normali”. Con la legge
Basaglia si cercò di ridare una dignità, dicevo, a tutte quelle persone
affette da disturbi molto gravi che compromettono l’intera personalità…
financo a quella che è forse una delle peggiori; la sindrome
persecutoria-paranoide in cui il malato vede il mondo coalizzato contro
di sé, vede nemici dappertutto sino al limite critico in cui non si
distingue più “l’amico più fidato dal nemico”, insomma, una sindrome
davvero devastante, che pare peggiorare con l’età senile, per chi
n’è soggetto e per chi è soggetto a doverne subire le conseguenze.
Tuttavia la legge Basaglia, come molte altre leggi ispirate a
grandi idee ma nella sostanza fatte “all’italiana”, pur avendo il
merito di aver fatto pressocchè sparire quei veri e propri lager che
erano i manicomi, non ha dato però risposte esaustive in merito a
questo grande problema sociale. La legge Basaglia prevedeva, in teoria,
tutto un sistema collaterale di supporto e di assistenza esterna
ai malati;cioè la creazione di quei campi relazionali atti a ricreare
un rapporto sociale tra l’individuo ed il mondo, nei limiti del
possibile. Ma l’aiuto ed il sostegno che ciò avrebbero dovuto
comportare al posto dell’internamento spesso è stato insufficiente.
Essendo una legge-quadro essa delineava a grosse linee le direttive
entro cui , poi le Regioni avrebbero legiferato con l’autonomia a loro
riconosciuta dall’art.117 Costituzione. Ecco, a questa serviva una
legge quadro ( parlo al passato perché con la riforma costituzionale
del 2001 non ce ne sono più sebbene siano ancora vigenti quelle
precedenti). Serviva a stabilire il percorso entro cui le Regioni
potevano avvalersi di varie risorse del territorio e delle loro
funzioni per poterne realizzare i contenuti, ecco , questo è il
significato di una legge-quadro e non certo quello più prosaico, ma più
usato, di un ornamento da appendere al muro e non se ne parla più.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it