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In base a tali risultati testati su 65 paesi dei cinque continenti partecipanti è stata stilata una graduatoria che evidenzia i livelli migliori e quelli, ahimè, peggiori. Ricordiamo che il test viene proposto a studenti di un’età media di 15 anni e quindi si rivolge prevalentemente alle scuole secondarie di secondo grado.
A livello internazionale il punteggio più alto per competenze in lettura è stato riconosciuto alla Cina, seguita da Corea, Finlandia, Canada, Nuova Zelanda , Giappone e Australia.
L’Italia ha conseguito un punteggio al di sotto della media OCSE; gli studenti del Nord Ovest e del Nord est si collocano al di sopra della media nazionale mentre quelli del Sud e delle isole, molto al di sotto.
I risultati migliori spettano a . Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli, Trento, Veneto, Emilia Romagna.
Per quanto riguarda il sud, Abruzzo, Puglia, Sardegna e Molise ottengono risultati nettamente inferiori ma non si discostano molto dalla media nazionale.
Il punteggio peggiore , nettamente al di sotto della media nazionale, è invece attribuito a Campania, Calabria e Sicilia.
Certo, i soliti teorici, per lo più di quella particolare categoria che possiamo denominare come pseudo sindacalisti e che si distinguono dai veri sindacalisti, pochi invero, per il fatto di fare chiacchiere , proclamare scioperi ma pochi fatti realmente in grado di dare ossigeno ad un sistema scolastico al collasso salvaguardando la qualità prima ancora di parlare di “aumenti” retributivi, tenderanno a dire che sono i fattori di disagio sociale ed economico ad influire negativamente sul grado d’apprendimento degli alunni; dimenticando forse, che il grado di civiltà e di evoluzione sociale di una regione viene dato anche e soprattutto dai cittadini che vi abitano , che vi vivano, che permettono o meno passivamente un determinato stato di cose, tranne poi, a profondere tutte le proprie energie a logorroiche lamentele che ben conosciamo..
E’ troppo facile , infatti, prendersela con atavici svantaggi socio-economici, addirittura pre-risorgimentali, quando deve diventare l’alibi per risparmiarsi ogni accusa ( e ogni fatica di cambiare). Anche il Giappone del dopo guerra partiva da zero, ma se in pochi anni riuscì a raggiungere livelli altissimi di competitività e di qualità fu solo grazie all’impegno reale e poderoso di ogni singolo cittadino, in ogni campo.
Ci auguriamo, alla luce di questi risultati, che venga proprio dai docenti del Sud non la solita protesta ( i risultati son risultati e c’è ben poco da discutere…) cioè la solita retorica tutta meridionale che sfuma poi in una bolla di sapone, ma soprattutto una volontà ferma di migliorare i livelli d’istruzione nelle nostre regioni, iniziando a migliorare se stessi, dal punto di vista professionale e non.
Tecla Squillaci
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