Come far saltare le
prove Invalsi: il titolo è chiaro, l’obiettivo anche. Domani l’Unicobas
di Roma organizza un incontro che avrà come tema conduttore il
boicottaggio delle prove Invalsi di maggio. Da quest’anno si terranno
in tutte le scuole d’Italia, anche le secondarie, ma non tutti sono
d’accordo.
Da due mesi i Cobas hanno lanciato la campagna «Inutili, anzi dannosi -
Boicottiamo l’Invalsi". Era già accaduto lo scorso anno, ma si punta ad
un risultato più ampio. Hanno pubblicato un elenco di scuole dove sono
stati approvati documenti anti prove Invalsi e indetto uno sciopero per
l’ultima ora del 12 maggio e per la giornata del 13 con l’obiettivo di
boicottare la compilazione della scheda psico-attitudinale prevista per
il 12 nelle scuole medie e le prove per la primaria in programma per il
13 maggio.
Il ministero risponde alle proteste con una circolare in cui si
chiariscono alcuni «equivoci», come li definisce Giovanni Biondi, capo
dipartimento per le Risorse Umane del ministero dell’Istruzione. Dal
punto di vista dei Cobas le prove sono illegittime per due motivi.
Citano una circolare del ministero dove è scritto che la
valutazione «riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti» delle
classi coinvolte nelle prove. «Ma le Circolari, così come le Note
ministeriali, non sono fonti del diritto: si limitano ad interpretare
la legge esistente e a prevederne modalità applicative», ricordano il
Cisp, Centro di Iniziativa per la Scuola Pubblica di Roma. E poi -
aggiungono i ribelli - «trattandosi di un lavoro straordinario, esso
non potrebbe in alcun modo essere imposto ai docenti».
I Cobas sbagliano, risponde il ministero nella circolare che sta per
essere inviata alle scuole.
Le prove «sono condotte dall’istituto su un campione di scuole
attraverso rilevatori esterni che seguono direttamente la fase di
erogazione e di tabulazione delle prove. Non è quindi richiesto agli
insegnanti delle classi comprese nel campione alcun tipo di intervento
straordinario o aggiuntivo». Il campione comprende: 2300 scuole
superiori, 1981 scuole medie e 1778 scuole elementari.
Il ministero poi «invita anche le scuole non comprese nel campione a
utilizzare le prove come un’ulteriore opportunità offerta per compiere
un’analisi delle competenze dei loro studenti. Ma è una scelta dei
singoli istituti», ricorda Giovanni Biondi.
In realtà il timore più grande è lo stesso che ha fatto partire la
grande campagna di boicottaggio della valutazione delle scuole e degli
insegnanti lanciata in autunno dal ministro Gelmini: premi sotto forma
di finanziamente, stipendi più elevati alle scuole migliori, nulla alle
altre.
«Nulla di più sbagliato - commenta il direttore dell’Invalsi, Dino
Cristanini - i risultati delle singole scuole vengono inviati alle
scuole, e gli istituti possono scegliere che cosa farne». Si tratta -
aggiunge Giovanni Biondi - di «un’opportunità offerta alle scuole per
confrontarsi».
I ribelli non sono convinti, la loro protesta andrà avanti. Renata
Puleo, dirigente scolastica del primo circolo Pietro Maffi di Roma
ricorda in rete che cosa è accaduto lo scorso anno quando il suo
istituto non aderì alla valutazione. Fu inviato un ispettore.
«L’Ispettore - spiega Renata Puleo - fa un buon lavoro e riesce
nell’intento: fra ammonimenti, blandizie, minacce di provvedimenti
disciplinari, anche a carico della Dirigente che potrebbe “anche essere
trasferita in altra sede” (sic), ottiene che alcuni docenti ritirino la
dichiarazione resa precedentemente e i precari diano disponibilità a
sostituire i colleghi. Poiché la mattinata è finita, i bambini iniziano
a svolgere le prove alle 15,30, in 5 classi su 11».(di Flavia Amabile
da Il Messaggero)