Abbiamo già visto
come l'assegnazione delle classi sia un compito del dirigente
scolastico; invero, un compito di mediazione delle parti che richiede
sensibilità, correttezza e rispetto per tutti.
A questo compito si aggiunge quello del consiglio d'istituto che
fornisce dei propri criteri di assegnazione nonché quello del collegio
dei docenti che formula delle proposte. E' necessario che vi sia
un'armonizzazione e non una sovrapposizione o una subalternità di
questi organi. Inoltre, in un nostro precedente articolo abbiamo
suggerito come linee di massima per tale delicata procedura tre criteri
fondamentali: rispetto delle leggi, rispetto delle graduatorie,
rispetto del principio di equità.Per equità si intende senso della
giustizia; nessuna scuola può essere gestita in modo razionale senza
perseverare nella ricerca della realizzazione del diritto
all'apprendimento degli alunni e senza la parità di trattamento tra i
docenti.
E' ovvio che nessun collegio dei docenti può presentare proposte al DS
che vadano a vantaggio solo di una parte di esso per una sorta di
diritto di prelezione o per qualche diritto “ereditario”. La continuità
didattica è ben altra cosa rispetto a qualunque presunto diritto di
anzianità o peggio di “sedentarietà” di qualcuno. In linea di massima,
neppure il collegio dei docenti può avanzare proposte che vadano a
creare squilibri nei carichi di lavoro. A maggior ragione, appare del
tutto ridicolo, se non addirittura vergognoso, presentare al DS istanze
personali di soddisfacimento di richieste o motivazioni personali, se
non seriamente e concretamente dimostrate, quando queste ultime vadano
a determinare un sovraccarico di lavoro altrui ed un alleggerimento del
proprio.E' vergognoso perchè è un gesto che denota
inequivocabilmente chi tende a perseguire i propri interessi
personali infischiandosene dell'andamento scolastico.La scuola è
come una nave, non è spostando la zavorra da una parte all'altra che
evita di affondare ma anzi facendo in modo che il peso sia ben
distribuito. E' ovvio che nessun dirigente corretto e responsabile può
dar corso a procedere a simili istanze.
La giustizia non è un concetto astratto ma qualcosa di tangibile
che si attua in piccoli gesti quotidiani di accortezza e senso del
dovere. Specie per chi ricopre ruoli di responsabilità educativa,
dal dirigente al singolo docente. Persino S. Agostino diceva che a Dio
piace la giustizia fra gli uomini, non l'ingiustizia. E quando si scade
in richieste assurde o ridicole o si ricorre al pettegolezzo per
screditare altri, non si rende merito e giustizia prima di tutto a se
stessi.Cosicchè quando veniamo a sapere che qualcuno parla male di noi
invece di arrabbiarci , perchè il mondo è vario e non si possono
prendere a calci tutti i sassolini, dovremmo rispondere, con Epitetto
:”solo ciò ha detto di me? Ma allora non mi conosce bene... perchè in
realtà ho molti altri difetti!”
Per finire, lasciateci dire che proviamo un certo disagio e un notevole
imbarazzo a parlare di questi argomenti pur afferenti, in qualche modo
a questioni scolastiche importanti, ma che purtroppo toccano
certe meschinità umane, ciò che io definirei “la corsa ai ratti” degli
interessi personali, mentre fuori si consuma una tragedia immane ai
danni della scuola e specie dei lavoratori precari della scuola;
vorremmo dire che a loro va innazittutto il nostro pensiero, la nostra
solidarietà e le nostre sincere preghiere all'Onnipotente. Per dirla
con un antico motto templare, Non nobis Domine, non a noi Signore....
ma che sia resa giustizia a tutti.
Tecla Squillaci
teclasqu@tin.it