Il primo maggio di
quest'anno si annuncia diverso dagli altri e la
tradizionale festa del lavoro diventa occasione di riflessione
sull'esigenza del lavoro, indispensabile all'uomo e nella società. Il
"lavoro per l'uomo e non l'uomo per
il lavoro", espressione tanto cara
a San Giovanni Paolo II, ripropone la problematica complessa della
società di oggi, in radicale crisi economica che mette in evidenza il
forte e divaricante contrasto tra la società ricca e benestante, il
ceto medio, in difficoltà e la classe operaia, anche'essa diversificata
tra chi riesce a sopravvivere e che, pur volendo lavorare si trova in
cassa integrazione, con lavoro part time, o del tutto "licenziati".
"E come potevamo noi cantare",
direbbe il poeta e premio nobel
siciliano, Salvatore Quasimodo, interpretando il salmo 136 che descrive
la sofferenza degli ebrei negli anni della schiavitù babilonese,
vedendo tanta desolazione e tanta amarezza?
Ad Aci S. Antonio in provincia di Catania il gesto di solidarietà
compiuto da un cittadino che ha deciso di aiutare alcuni operatori
ecologici che, senza stipendio dallo scorso dicembre, erano saliti
qualche giorno prima sul campanile della chiesa Madre rimanendovi per
oltre dodici ore, appare molto esemplare. L'anonimo benefattore,
ha consegnato al parroco, don Vittorio Rocca, una busta contenente la
somma di mille euro, da consegnare ai venti dipendenti del cantiere,
consentendo loro di trascorrere con maggiore serenità le feste pasquali.
Il tradizionale concerto del primo maggio anche a Catania sarà svolto
all'insegna della solidarietà forte sollecitazione dell'opinione
pubblica e degli amministratori locali al fine di far partire la
macchina degli appalti e dei lavori nei diversi settori.
Le Acli siciliane hanno promosso degli incontri di preghiera e di
riflessione nelle parrocchie sui temi della libertà e della
legalità che costituiscono le basi per lo sviluppo dell'Isola. Sarà,
infatti la forza del lavoro, afferma il presidente regionale
Santino Scirè, a sconfiggere povertà e diseguaglianza.
Il Cardinale Scola a Milano ha partecipato ad un momento di preghiera
dedicato a tutti coloro che sono stati licenziati o, in qualche modo,
hanno perso il lavoro La manifestazione dal titolo "Non lavorare
stanca" si è svolta presso laStazione Centrale di Milano,
Galleria delle Carrozze.
L'evento è da considerarsi "un invito
a non rassegnarsi anche quando
sembra di essere giunti al capolinea" e appare significativo
pure il
luogo scelto per la celebrazione: la stazione Centrale, ovvero il punto
di transito per chi si reca al lavoro usando il treno; un luogo esso
stesso di lavoro che è anche rifugio e dimora di uomini e donne
scoraggiati che il lavoro non solo l'hanno perso ma hanno smesso anche
di cercarlo.
L'episodio evangelico della pesca miracolosa in cui Gesù chiede a
Simone e compagni di gettare di nuovo le reti in mare dopo una lunga
notte d'infruttuosi tentativi ed in particolare Le parole di Simone:
"Maestro, abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla"
assomigliano a quelle di chi oggi racconta: "Ho spedito centinaia di
curriculum vitae ma nessuno mi ha risposto".
Il Decreto Lavoro (Dl 34/2014) emanato in questi giorni dal Governo
Secondo le rilevazioni di Unimpresa non porterà ad un aumento delle
assunzioni in Italia.
Delle 120mila imprese associate presenti su tutto il territorio
nazionale, ben il 60%, infatti, afferma di non avere in programma di
assumere nuovi lavoratori a fronte dello Jobs Act e quindi il
provvedimento non incentiverà occupazione. Le misure introdotte
dell'esecutivo di Matteo Renzi sono certamente
apprezzabili, ma a frenare le imprese è soprattutto il tetto aziendale
per i contratti a termine e l'abolizione del piano formativo
individuale per l'apprendistato.
Anche Papa Francesco farà sentire la sua voce in occasione della "festa
del lavoro" e solleciterà gli adulti e i politici ad essere esempi
credibili per sostenere i sogni di speranza e di fiducia dei giovani
che guardano verso l'orizzonte del domani, molto lontano e per nulla
luminoso.
Appendere alle fronde dei salici le cetre della speranza, non è da
cristiani.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it