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Giulio Regeni, 28 anni, ha frequentato il collegio Mondo unito di
Duino. A 17 anni è già studente nel New Mexico e poi si
trasferisce a Oxford; da questa università raggiunge Il Cairo per il
dottorato di ricerca cui stava lavorando. Giulio ha frequentato le elementari e le medie a Fiumicello; alle medie aveva fatto anche l’esperienza di sindaco dei ragazzi e poi si era iscritto al liceo classico Petrarca a Trieste. Era anche appassionato di studi sul Medio Oriente, tanto che nel 2012 e nel 2013 aveva vinto due premi al concorso internazionale intitolato”Europa e giovani”.
Regeni si era trasferito al Cairo lo scorso settembre per lavorare alla sua tesi sullo sviluppo dell’economia egiziana e aveva collaborato più volte con il “Manifesto”. Probabilmente è stato ucciso perché sospettato di essere una spia, questo è quello che è trapelato subito dopo il ritrovamento del cadavere. Sul suo corpo sono emersi segni di un violento pestaggio, abrasioni e numerose fratture, come ha rilevato l’esame autoptico. Le autorità egiziane hanno dichiarato, in un primo momento, che Regeni sarebbe stato ucciso da agenti segreti sotto copertura appartenenti alla confraternita terrorista de ”I Fratelli musulmani”. Dopo aver indicato come possibile causa di morte del ventottenne friulano, l’incidente stradale, poi la rapina e poi il semplice atto criminale si cambia pista per l’ennesima volta. La Procura di Giza ha dichiarato che le indagini sono concentrate sugli spostamenti e sulle frequentazioni di Giulio. Le autorità italiane chiedono piena collaborazione a quelle egiziane. E’ necessario che la verità emerga fino in fondo, perché come ha dichiarato il premier Renzi “l’amicizia [fra Italia ed Egitto] è possibile solo nella verità”. L’Italia chiede quindi che venga dato pieno accesso ai suoi rappresentanti, alfine di seguire gli sviluppi delle indagini; è vero anche, almeno secondo molti quotidiani, che la lentezza con cui vengono condotte le indagini, è dovuta alla scarsa collaborazione delle autorità del Cairo. Intanto in Italia alcuni testimoni hanno dichiarato che Regeni, qualche mese prima della sua morte aveva partecipato ad una riunione sindacale ed era stato ripreso da un fotografo misterioso. Questo avvalora il sospetto che il giovane sia stato ucciso per le sue idee. Egli, secondo gli inquirenti, che sono alle prese con continui depistaggi, aveva infatti scritto alcuni articoli e in uno più recente annunciava un’ondata di scioperi da parte di un sindacato indipendente egiziano, che sembrava non essere particolarmente gradito alle autorità locali. I genitori hanno lanciato un appello che suona quasi come un monito: “ Chi indaga al Cairo, non torni senza la verità” anche se ribadiscono la loro piena fiducia nella magistratura italiana. Intanto si attende ancora il referto dell’autopsia che è stato secretato, i verbali degli interrogatori svolti e i tabulati telefonici di Giulio.
Giulio Regeni è un eroe del quotidiano che, purtroppo, ha pagato di persona per difendere i diritti degli altri, pur sentendo il pericolo e la paura che può scaturire raccontando verità più o meno scomode. Sarebbe giusto ricordare questo giovane onorando le sue idee e non dimenticando il suo coraggio, affinché la sua tragica morte non sia stata inutile e vana. Sarebbe bello poter dire oggi a Giulio che il suo lavoro, la sua attenzione verso gli oppressi, dovrebbero essere considerati un esempio e la dignità con cui ha portato avanti quello in cui ha creduto testimonia la sua fiducia in un mondo migliore.
Salvo Di Bartolo III P