Maurizio Germani
Nella sua vita non precisamente avventurosa, Bach (1685-1750) ebbe modo di spostarsi fra diverse città; nel 1734, anno della composizione dell’Oratorio di Natale, si trovava a Lipsia. A quell’epoca aveva già consegnato alla storia, nel campo della musica sacra, un innumerevole schiera di cantate e due passioni la “Passione secondo Giovanni” (1724) e la “Passione secondo Matteo” (1727 o 1729).
L’Oratorio di Natale nasce dalla fusione di sei cantate autonome da eseguirsi durante le ricorrenze del periodo natalizio, ma è vietato considerarlo semplicemente un “collage” di momenti indipendenti: vi viene narrata una sola vicenda che inizia con la nascita di Gesù e termina con l’adorazione dei Magi. Lo stesso Bach, nel frontespizio del manoscritto autografo, indica ben chiaramente: “Oratorium Tempore Nativitatis Christi”. Lo pensa come una cosa sola; c’è una unità, prima di tutto nell’intenzione, e poi anche stilistica.
La vicenda della natività, narrata dalla voce recitante dell’Evangelista, è tratta dai Vangeli di Luca e Matteo (né, per altro, sarebbe stato possibile fare di più, visto che Marco e Giovanni non narrano della nascita di Cristo, preferendo presentarlo già adulto al momento dell’incontro col Battista). I testi dei cori e delle arie sono di vari autori per lo più ignoti e, forse, in parte di mano di Bach e del poeta Chrision Friederich Henrici detto Picander.
Le sei cantate sono state scritte per essere rappresentate secondo questo schema:
Cantata
Ia esecuzione
Festività
Evento narrato nel testo
1
25 dicembre 1734
S. Natale
Nascita di gesù (Luca 2,1; 3-7)
2
26 dicembre 1734
S. Stefano
Annuncio ai pastori (Luca 2, 8-14)
3
27 dicembre 1734
Domenica dopo Natale
Adorazione dei pastori (Luca 2, 15-20
4
1 gennaio 1735
Nuovo anno
Circoncisione (Luca 2, 21)
5
2 gennaio 1735
Domenica dopo il nuovo anno
Arrivo dei Re Magi (Matteo 2, 1-6)
6
6 gennaio 1735
Epifania
Adorazione dei Magi (Matteo 2, 7-12)
Una cosa che certamente colpirà molti, è che, per comporre le musiche dell’Oratorio di Natale, Bach prese “a prestito” brani da altre sue composizioni. Così per esempio il primo coro della prima cantata (Jauchzer, frohlocket…) deriva direttamente dalla cantata profana BWV 214 eseguita per la prima volta un anno prima, in occasione del compleanno della principessa ereditaria di Sassonia Maria Josepha su testo di Picander.
È possibile che si tratti di un plagio pianificato? Io direi proprio di sì. La maestosità dell’incipit della BWV 214 doveva essere sprecato per una, una sola esecuzione, e poi basta? Morta?
Sarà banale ma diciamocelo, la cantata BWV 214 era destinata ad assolvere ad un compito limitato, e le idee che in essa erano contenute non potevano morire lì! Lo stesso vale per gli altri brani “riciclati”; altri prestiti vengono, infatti, dalle cantate profane BWV 213 e BWV 215 e, infine, dalla cantata di Chiesa BWV 248a oggi perduta.
Plagi? Personalmente preferisco pensarle come delle “prove d’artista” da cui scaturisce infine l’opera d’arte compiuta: “L’Oratorio di Natale”.
Ecco i pezzi di cui si compongono le sei cantate dell’Oratorio. Essi sono usualmente numerati da 1 a 64 secondo il seguente schema dove elenco in grassetto i brani “recuperati”:
Cantata
Numerazione brani
Origine
1
1 - 9
coro 1 da BWV 214, aria 4, aria 8 da BWV 213
2
10 – 23
aria 15 da BWV 214, aria 19 da BWV 213
3
24 – 35
coro 24 da BWV 214, aria 29 da BWV 213
4
36 – 42
coro 36, aria 39, aria 41 tutti da BWV 213
5
43 – 53
aria 47 da BWV 215
6
54 – 64
coro 54, recit. 56, aria 57, recit. 61, aria 62, recit. 63, corale 64 tutti dalla cantata perduta BWV 248a
In pratica quasi tutte le arie sono riprese, e i cori iniziali della prima, terza, quarta e sesta parte. Tutto ciò, per motivi che sono stati a più riprese oggetto di tentativi di analisi, non conduce ad un’opera frammentaria, ma lascia comunque una sensazione di grande unità.
Conviene però non preoccuparsi dei recuperi ma lasciarsi trasportare da questa continua cascata di gioielli musicali.
Si comincia subito con il coro iniziale: festoso, imponente, celebrativo. E si prosegue di meraviglia in meraviglia.
C’è la chiamata dei pastori nella sinfonia che apre la seconda cantata con quegli oboi (prescritti in partitura 2 oboi d’amore e 2 oboi da caccia) che ci conducono direttamente sui monti, fra boschi, torrenti e cime innevate.
Ci sono i procedimenti di eco che caratterizzano per esempio l’aria n.39 e che uditi dal vivo costituiscono oggetto di grande stupore.
C’è, per concludere, l’infinita tenerezza con cui Bach canta le ninne nanne al bambino Gesù (Cantata I,9 e poi anche Cantata II, 19). Quest’uomo aveva una grossa esperienza di ninne nanne! A 49 anni, quando compose questo oratorio, di pargoli ne aveva già cullati una mezza dozzina e a me piace pensare al piccolo Johann Christoph Friedrich, che all’epoca della composizione aveva due anni, seduto sulle gambe del grande genitore a farlo disperare scompigliandogli le carte mescolando un corale e un recitativo, stropicciando una sinfonia e scarabocchiando l’aria del basso, finché, il musicista sommo, diventa un padre amorevole, prende il piccolo fra le braccia e, per farlo dormire, inizia a canticchiare…
Per quanto riguarda le esecuzioni in cd, nella grande quantità di interpretazioni si possono indicare come scelte sicure quelle dirette da: John Eliot Gardiner (Archiv), René Jacobs (Harmonia Mundi), Ton Koopman (Erato), e Karl Richter (Archiv). Li indico così, in ordine alfabetico per non fornire preferenze che sarebbero piuttosto difficili da motivare.
Da ultimo una nota per la lettura dei testi. Le edizioni discografiche hanno di solito i testi in tedesco, inglese e francese, ma l’editore “Ariele” di Milano pubblica dal 1996 nella serie “Libretto” quattro volumetti contenenti le traduzioni italiane con testo a fronte di tutte le cantate e degli oratori di Bach: il quarto (numero 9 della collana) contiene il testo dell’Oratorio di Natale.
L’Oratorio di Natale nasce dalla fusione di sei cantate autonome da eseguirsi durante le ricorrenze del periodo natalizio, ma è vietato considerarlo semplicemente un “collage” di momenti indipendenti: vi viene narrata una sola vicenda che inizia con la nascita di Gesù e termina con l’adorazione dei Magi. Lo stesso Bach, nel frontespizio del manoscritto autografo, indica ben chiaramente: “Oratorium Tempore Nativitatis Christi”. Lo pensa come una cosa sola; c’è una unità, prima di tutto nell’intenzione, e poi anche stilistica.
La vicenda della natività, narrata dalla voce recitante dell’Evangelista, è tratta dai Vangeli di Luca e Matteo (né, per altro, sarebbe stato possibile fare di più, visto che Marco e Giovanni non narrano della nascita di Cristo, preferendo presentarlo già adulto al momento dell’incontro col Battista). I testi dei cori e delle arie sono di vari autori per lo più ignoti e, forse, in parte di mano di Bach e del poeta Chrision Friederich Henrici detto Picander.
Le sei cantate sono state scritte per essere rappresentate secondo questo schema:
Cantata
Ia esecuzione
Festività
Evento narrato nel testo
1
25 dicembre 1734
S. Natale
Nascita di gesù (Luca 2,1; 3-7)
2
26 dicembre 1734
S. Stefano
Annuncio ai pastori (Luca 2, 8-14)
3
27 dicembre 1734
Domenica dopo Natale
Adorazione dei pastori (Luca 2, 15-20
4
1 gennaio 1735
Nuovo anno
Circoncisione (Luca 2, 21)
5
2 gennaio 1735
Domenica dopo il nuovo anno
Arrivo dei Re Magi (Matteo 2, 1-6)
6
6 gennaio 1735
Epifania
Adorazione dei Magi (Matteo 2, 7-12)
Una cosa che certamente colpirà molti, è che, per comporre le musiche dell’Oratorio di Natale, Bach prese “a prestito” brani da altre sue composizioni. Così per esempio il primo coro della prima cantata (Jauchzer, frohlocket…) deriva direttamente dalla cantata profana BWV 214 eseguita per la prima volta un anno prima, in occasione del compleanno della principessa ereditaria di Sassonia Maria Josepha su testo di Picander.
È possibile che si tratti di un plagio pianificato? Io direi proprio di sì. La maestosità dell’incipit della BWV 214 doveva essere sprecato per una, una sola esecuzione, e poi basta? Morta?
Sarà banale ma diciamocelo, la cantata BWV 214 era destinata ad assolvere ad un compito limitato, e le idee che in essa erano contenute non potevano morire lì! Lo stesso vale per gli altri brani “riciclati”; altri prestiti vengono, infatti, dalle cantate profane BWV 213 e BWV 215 e, infine, dalla cantata di Chiesa BWV 248a oggi perduta.
Plagi? Personalmente preferisco pensarle come delle “prove d’artista” da cui scaturisce infine l’opera d’arte compiuta: “L’Oratorio di Natale”.
Ecco i pezzi di cui si compongono le sei cantate dell’Oratorio. Essi sono usualmente numerati da 1 a 64 secondo il seguente schema dove elenco in grassetto i brani “recuperati”:
Cantata
Numerazione brani
Origine
1
1 - 9
coro 1 da BWV 214, aria 4, aria 8 da BWV 213
2
10 – 23
aria 15 da BWV 214, aria 19 da BWV 213
3
24 – 35
coro 24 da BWV 214, aria 29 da BWV 213
4
36 – 42
coro 36, aria 39, aria 41 tutti da BWV 213
5
43 – 53
aria 47 da BWV 215
6
54 – 64
coro 54, recit. 56, aria 57, recit. 61, aria 62, recit. 63, corale 64 tutti dalla cantata perduta BWV 248a
In pratica quasi tutte le arie sono riprese, e i cori iniziali della prima, terza, quarta e sesta parte. Tutto ciò, per motivi che sono stati a più riprese oggetto di tentativi di analisi, non conduce ad un’opera frammentaria, ma lascia comunque una sensazione di grande unità.
Conviene però non preoccuparsi dei recuperi ma lasciarsi trasportare da questa continua cascata di gioielli musicali.
Si comincia subito con il coro iniziale: festoso, imponente, celebrativo. E si prosegue di meraviglia in meraviglia.
C’è la chiamata dei pastori nella sinfonia che apre la seconda cantata con quegli oboi (prescritti in partitura 2 oboi d’amore e 2 oboi da caccia) che ci conducono direttamente sui monti, fra boschi, torrenti e cime innevate.
Ci sono i procedimenti di eco che caratterizzano per esempio l’aria n.39 e che uditi dal vivo costituiscono oggetto di grande stupore.
C’è, per concludere, l’infinita tenerezza con cui Bach canta le ninne nanne al bambino Gesù (Cantata I,9 e poi anche Cantata II, 19). Quest’uomo aveva una grossa esperienza di ninne nanne! A 49 anni, quando compose questo oratorio, di pargoli ne aveva già cullati una mezza dozzina e a me piace pensare al piccolo Johann Christoph Friedrich, che all’epoca della composizione aveva due anni, seduto sulle gambe del grande genitore a farlo disperare scompigliandogli le carte mescolando un corale e un recitativo, stropicciando una sinfonia e scarabocchiando l’aria del basso, finché, il musicista sommo, diventa un padre amorevole, prende il piccolo fra le braccia e, per farlo dormire, inizia a canticchiare…
Per quanto riguarda le esecuzioni in cd, nella grande quantità di interpretazioni si possono indicare come scelte sicure quelle dirette da: John Eliot Gardiner (Archiv), René Jacobs (Harmonia Mundi), Ton Koopman (Erato), e Karl Richter (Archiv). Li indico così, in ordine alfabetico per non fornire preferenze che sarebbero piuttosto difficili da motivare.
Da ultimo una nota per la lettura dei testi. Le edizioni discografiche hanno di solito i testi in tedesco, inglese e francese, ma l’editore “Ariele” di Milano pubblica dal 1996 nella serie “Libretto” quattro volumetti contenenti le traduzioni italiane con testo a fronte di tutte le cantate e degli oratori di Bach: il quarto (numero 9 della collana) contiene il testo dell’Oratorio di Natale.