La data del 22
febbraio resta memorabile anche per la scuola. Il
presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in maniera solenne ha celebrato
il primo compleanno del suo governo spegnendo la prima candelina che
porta la sigla "scuola". Lo aveva promesso nel discorso alle Camere,
sostenendo che occorre mettere la scuola al centro per garantire il
futuro alla società, lo ha ripetuto nel corso dell'anno presentando
anche il progetto della "Buona Scuola"ed ora ecco i decreti attuativi
che rendono concrete le promesse dell'immissione nei ruoli di circa 150
mila precari e nello stesso tempo annuncia che a scuola si entra
attraverso il portone principale che è il concorso.
Il mega piano straordinario di assunzioni in ruolo si dovrebbe
chiudere, in due anni e, mettendo in atto l'organico funzionale si
potrebbero avere mediamente 5 insegnanti in più a scuola per infanzia e
primaria, e 2 per le secondarie.
Una visione più chiara potrà, forse, derivare, dalla lettura dei 52
articoli in arrivo sul tavolo del Consiglio dei Ministri il 27
febbraio. Al momento non possiamo che accontentarci delle anticipazioni.
Dal 20016 i docenti saranno assunti soltanto per concorso e le eterne
graduatorie dei supplenti e dei precari vengono definitivamente chiuse.
"Non si può consentire, ha detto
Renzi, che gli insegnanti passino i primi anni della loro carriera a
perdere l'entusiasmo per questa professione".
Ora le promesse diventano concretezza e sicuramente ci saranno dei
malcontenti, ma è necessario mettere una pietra sul passato e
progettare il futuro, attraverso un nuovo percorso regolare e
funzionale.
La visione sull'istruzione è cambiata, annuncia il Governo. Le proposte
e i decreti messi in atto dimostrano che si vuol fare sul serio ed ecco
una serie di "buone intenzioni" e progettualità che "Tuttoscuola" ha
così elencato: formazione in servizio obbligatoria e valutata per tutti
i docenti, legata anche allo sviluppo della carriera;
per l'assunzione dei docenti si terrà conto di tre criteri: formazione,
valutazione e carriera, seguendo tre livelli di priorità: nazionale,
individuale (basato sulla formazione) e a livello di singola scuola
(per la valutazione del sistema nazionale). In particolare la
valutazione delle competenze didattiche dei docenti avverrà con vari
strumenti, inclusi una "formation card"
(un registro dei crediti formativi e professionali?) e questionari
compilati dagli studenti e dai genitori; estensione della metodologia
CLIL, in inglese, alla quarta e quinta classe di scuola primaria;
inserimento di economia e diritto nelle scuole secondarie;
predisposizione di un indicatore, costruito in collaborazione tra le
banche dati del Miur e dell'Inps, che consenta alle scuole di valutare
l'efficacia dell'insegnamento impartito in rapporto ai successivi
percorsi di studio e di lavoro degli studenti; una maggiore trasparenza
nella gestione della scuola con pubblica rendicontazione; incentivi
fiscali e procedure amministrative accelerate per favorire gli
investimenti privati nelle scuole e nella didattica; introduzione, già
dal 2015, di una piattaforma elettronica nella quale tutte le scuole
statali e paritarie dovranno inserire informazioni per il sistema
nazionale di valutazione; incremento del numero d'ispettori
ministeriali.
La parola "nuova" che ritorna come un ritornello dinamico è "cambiamento" e "innovazione" dando una forte e
nobile missione: "La scuola che
cambia, cambia l'Italia" e da qui nasce la speranza che non può
più essere tradita. Devono cambiare le politiche, la governance e... le
persone. Cambiare, cambiare testa e cambiare cultura ... "Speriamo sia la volta buona", ha
detto Luigi Berlinguer, ex ministro dell'istruzione.
Il Ministro Giannini, il sottosegretario Faraone hanno ripetuto nei
loro interventi le diverse operazioni che sono in agenda: Immissioni in
ruolo, scatti di anzianità, scuola digitale, alternanza scuola-lavoro,
formazione in servizio, edilizia scolastica.
Si ribadisce ancora una volta l'intenzione di restituire valore
all'autonomia scolastica, assegnando maggiori risorse, eliminando gli
impedimenti, le mille circolari, i vincoli burocratici perché la scuola
possa 'essere rivoluzionata' e aderire alle esigenze del tempo, del
nuovo millennio, preparando cittadini socialmente responsabili e capaci
di vivere nel tempo e nella storia.
"Bisogna ricominciare dalla scuola,
perché la scuola è il futuro e le scuole all'avanguardia vanno
valorizzate" ha dichiarato inoltre la presidente della Camera, Laura
Boldrini, e si rinforza la necessità di dar vita al cambiamento per una
scuola della comunità, capace di investire in solidarietà e tecnologia".
Nella riunione del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio, dovranno
essere varati i provvedimenti attuativi della riforma che farà volare
la scuola. "Col decreto 'La buona scuola' vogliamo portare la scuola
dal '900 al terzo millennio - ha aggiunto Giannini, coautrice di una
grandiosa operazione che, secondo le intenzioni dell'attuale Governo
dovrebbe dare all'Italia un nuovo progetto educativo.
Lo scetticismo serpeggia e le organizzazioni sindacali si dichiarano
insoddisfatte anche per il blocco dei contratti che, di fatto, priva la
riforma del benché minimo incentivo che restituisce agli operatori
scolastici un piccolo sollievo.
Secondo molti l'operazione del Governo ripropone il modello delle
classiche "nozze con i fichi secchi", che si rinnova ogni volta che si
parla di rinnovamento della scuola.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it