Il 10 aprile 1979 la musica italiana perdeva il geniale compositore Nino Rota. Tanta musica per il cinema, ma non solo, nella sua lunga carriera.
di Fabio Massimo Penna
Percorsi nella Musica
Percorsi nel Cinema
. Il 10 aprile di trenta anni fa la musica e il cinema italiani perdevano un compositore talentuoso ed eclettico come Nino Rota. Quando si ha a che fare con artisti del suo calibro anche solo enumerare le musiche da film realizzate diventa un’impresa titanica. Perché la sua carriera è piena di capolavori. Il compositore milanese ha scritto le musiche di quasi tutte le pellicole di Federico Fellini (da “Lo sceicco bianco” a “I vitelloni”, da “Il bidone” a “Le notti di Cabiria”, da “La dolce vita” a “8 e 1⁄2”, da “Fellini Satyricon” ad “Amarcord”), quelle dello straordinario gioiello di Mario Monicelli “La grande guerra”, e di altre pellicole che hanno segnato il cinema italiano come “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo” entrambi di Luchino Visconti e della grande saga di “Il padrino” e “Il padrino – parte II” di Francis Ford Coppola. Scontato che tra i riconoscimenti ricevuti in carriera vi sia anche un Oscar, ottenuto per la miglior colonna sonora, nel 1975, de “Padrino parte II” (scritta insieme a Carmine Coppola).
FEDERICO FELLINI. La collaborazione tra Fellini e Rota (tra i due vi fu un rapporto di amicizia e di stima) rappresenta un caso unico nella storia del cinema italiano, che inizia nel 1952 con “Lo sceicco bianco” per arrivare fino al 1978 con “Prova d’orchestra”. L’intesa tra i due è talmente spontanea e profonda da apparire quasi magica: “L’incontro avviene nell’immediato dopoguerra. Uscendo dalla Lux, in via Po, Federico vede il maestro Rota alla fermata dei mezzi pubblici e gli chiede quale autobus sta aspettando. Rota nomina un numero che non passa di là, ma mentre Fellini si affanna a spiegarglielo l’autobus incredibilmente arriva. Scenetta felliniana tanto tipica da apparire inventata, l’aneddoto racchiude la sintesi del rapporto fra regista e musicista come effettivamente proseguirà per un quarto di secolo: un fenomeno di empatia, irrazionalità e magia” (Tullio Kezich, “Federico. Fellini la vita e i film”, Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano, 2002). Rota riesce ad entrare in sintonia con le idee registiche di Fellini e a trovarne gli equivalenti musicali. Questa disponibilità all’ascolto si accompagna a una straordinaria dote di eclettismo che lo porta ad affrontare qualsiasi genere, dalla musica colta ed elevata a quella popolare (in questo senso trova la linea per seguire l’amore del regista per i motivetti e i ritmi accentuati). L’importanza della presenza di Rota nel cinema di Fellini è evidenziata da Gian Piero Brunetta che già da “Lo sceicco bianco” nota: “Il ritmo di balletto che unirà – grazie anche alle musiche di Nino Rota – tutti i personaggi felliniani” (Gian Piero Brunetta, “Cent’anni di cinema italiano”, Gius. Laterza & figli, 1991). Questo rapporto artistico straordinario si conclude drammaticamente nel 1979. Fellini deve iniziare le riprese de “La città delle donne” e comincia a discutere del progetto con Rota, ma il 10 aprile un infarto pone fine all’improvviso alla vita del grande compositore. Per Fellini è come perdere un fratello, e anche a livello artistico riprodurre con altri l’alchimia esistente con il compositore milanese è compito ai limiti dell’impossibile: “Sul piano creativo, poi, è come aver perso un braccio: sostituire Rota sarà considerato un compito impossibile dai musicisti chiamati a riempire il vuoto” (Tullio Kezich, op. cit.). Le composizioni per film di Rota si caratterizzano per linee melodiche semplici dotate della grande qualità di rimanere da subito impresse nella mente e nella memoria dello spettatore.
ALTRI REGISTI. Altri grandi registi italiani si avvalgono delle musiche di Nino Rota. Luchino Visconti utilizza le musiche di Rota per drammatico racconto delle vicissitudini di una famiglia di contadini lucani che si trasferisce a Milano nel periodo del boom economico, “Rocco e i suoi fratelli”, per la grandiosa rappresentazione del comportamento dell’aristocrazia siciliana dopo lo sbarco di Garibaldi in Trinacria de “Il Gattopardo”, film tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e per “Le notti bianche”. Per Mario Monicelli scrive le musiche de “La grande guerra”, straordinaria pellicola con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, che descrive i tragici massacri della Prima guerra mondiale innestando un sentimento di umana comprensione per le vittime di quell’immane dramma all’interno delle cifre stilistiche della commedia all’italiana. Francis Ford Coppola per la grande saga su una famiglia mafiosa di origini siciliane in America de “Il padrino” e “Il padrino – parte II”. Insieme a Piero Piccioni scrive le musiche per “Mafioso” di Alberto Lattuada, pellicola che narra le vicissitudini di un siciliano trapiantato al nord che tornato nella sua terra viene costretto dalla mafia a compiere un delitto, mentre per Franco Zeffirelli compone le musiche di “Romeo e Giulietta”, una delle più riuscite versioni cinematografiche del capolavoro shakespeariano.
OLTRE IL CINEMA. Nella realtà, però, quello delle colonne sonore è solo uno degli aspetti dell’opera di Rota. Artista eclettico, ha una formazione importante (si diploma in composizione a Santa Cecilia nel 1930 mentre nel 1937 si laurea in lettere a Milano con una tesi sul compositore Gioseffo Zarlino) e inizialmente si dedica alla composizione di musica sacra (appena dodicenne esegue un oratorio da lui stesso composto “L’infanzia di San Giovanni Battista”). Rota ha realizzato una produzione teatrale che comprende, tra gli altri, lavori quali “Ariodante”(1938 -1941), “Il cappello di paglia di Firenze” (1955), “La notte di un nevrastenico” (1959), “La visita meravigliosa” (1965-1969), musiche per sinfonia e orchestra come “Concerto per arpa e orchestra” (1948), “Meditazione per coro e orchestra”, (1954), “Concerto per orchestra” (1958), e musica da camera “Sonata per viola e pianoforte” (1934-1935), “Sonata in Re per clarinetto e pianoforte” (1945), “Sonata per ottoni e organo” (1972).
Per ricordare la sua imponente opera, l'assessorato alla Cultura del Comune di Castellanza, nell'ambito della XXI Stagione Musicale Castellanzese, ha dedicato al compositore il concerto "Omaggio a Nino Rota" nel trentennale della scomparsa. Non solo un concerto, ma un vero e proprio evento per ripercorrere la vita artistica e musicale di Rota. Oltre ai filmati inediti, all'intervento del nipote, Jean Blancheart e aneddoti, ovviamente, la sua indimenticabile musica.
di Fabio Massimo Penna
Percorsi nella Musica
Percorsi nel Cinema
. Il 10 aprile di trenta anni fa la musica e il cinema italiani perdevano un compositore talentuoso ed eclettico come Nino Rota. Quando si ha a che fare con artisti del suo calibro anche solo enumerare le musiche da film realizzate diventa un’impresa titanica. Perché la sua carriera è piena di capolavori. Il compositore milanese ha scritto le musiche di quasi tutte le pellicole di Federico Fellini (da “Lo sceicco bianco” a “I vitelloni”, da “Il bidone” a “Le notti di Cabiria”, da “La dolce vita” a “8 e 1⁄2”, da “Fellini Satyricon” ad “Amarcord”), quelle dello straordinario gioiello di Mario Monicelli “La grande guerra”, e di altre pellicole che hanno segnato il cinema italiano come “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo” entrambi di Luchino Visconti e della grande saga di “Il padrino” e “Il padrino – parte II” di Francis Ford Coppola. Scontato che tra i riconoscimenti ricevuti in carriera vi sia anche un Oscar, ottenuto per la miglior colonna sonora, nel 1975, de “Padrino parte II” (scritta insieme a Carmine Coppola).
FEDERICO FELLINI. La collaborazione tra Fellini e Rota (tra i due vi fu un rapporto di amicizia e di stima) rappresenta un caso unico nella storia del cinema italiano, che inizia nel 1952 con “Lo sceicco bianco” per arrivare fino al 1978 con “Prova d’orchestra”. L’intesa tra i due è talmente spontanea e profonda da apparire quasi magica: “L’incontro avviene nell’immediato dopoguerra. Uscendo dalla Lux, in via Po, Federico vede il maestro Rota alla fermata dei mezzi pubblici e gli chiede quale autobus sta aspettando. Rota nomina un numero che non passa di là, ma mentre Fellini si affanna a spiegarglielo l’autobus incredibilmente arriva. Scenetta felliniana tanto tipica da apparire inventata, l’aneddoto racchiude la sintesi del rapporto fra regista e musicista come effettivamente proseguirà per un quarto di secolo: un fenomeno di empatia, irrazionalità e magia” (Tullio Kezich, “Federico. Fellini la vita e i film”, Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano, 2002). Rota riesce ad entrare in sintonia con le idee registiche di Fellini e a trovarne gli equivalenti musicali. Questa disponibilità all’ascolto si accompagna a una straordinaria dote di eclettismo che lo porta ad affrontare qualsiasi genere, dalla musica colta ed elevata a quella popolare (in questo senso trova la linea per seguire l’amore del regista per i motivetti e i ritmi accentuati). L’importanza della presenza di Rota nel cinema di Fellini è evidenziata da Gian Piero Brunetta che già da “Lo sceicco bianco” nota: “Il ritmo di balletto che unirà – grazie anche alle musiche di Nino Rota – tutti i personaggi felliniani” (Gian Piero Brunetta, “Cent’anni di cinema italiano”, Gius. Laterza & figli, 1991). Questo rapporto artistico straordinario si conclude drammaticamente nel 1979. Fellini deve iniziare le riprese de “La città delle donne” e comincia a discutere del progetto con Rota, ma il 10 aprile un infarto pone fine all’improvviso alla vita del grande compositore. Per Fellini è come perdere un fratello, e anche a livello artistico riprodurre con altri l’alchimia esistente con il compositore milanese è compito ai limiti dell’impossibile: “Sul piano creativo, poi, è come aver perso un braccio: sostituire Rota sarà considerato un compito impossibile dai musicisti chiamati a riempire il vuoto” (Tullio Kezich, op. cit.). Le composizioni per film di Rota si caratterizzano per linee melodiche semplici dotate della grande qualità di rimanere da subito impresse nella mente e nella memoria dello spettatore.
ALTRI REGISTI. Altri grandi registi italiani si avvalgono delle musiche di Nino Rota. Luchino Visconti utilizza le musiche di Rota per drammatico racconto delle vicissitudini di una famiglia di contadini lucani che si trasferisce a Milano nel periodo del boom economico, “Rocco e i suoi fratelli”, per la grandiosa rappresentazione del comportamento dell’aristocrazia siciliana dopo lo sbarco di Garibaldi in Trinacria de “Il Gattopardo”, film tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e per “Le notti bianche”. Per Mario Monicelli scrive le musiche de “La grande guerra”, straordinaria pellicola con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, che descrive i tragici massacri della Prima guerra mondiale innestando un sentimento di umana comprensione per le vittime di quell’immane dramma all’interno delle cifre stilistiche della commedia all’italiana. Francis Ford Coppola per la grande saga su una famiglia mafiosa di origini siciliane in America de “Il padrino” e “Il padrino – parte II”. Insieme a Piero Piccioni scrive le musiche per “Mafioso” di Alberto Lattuada, pellicola che narra le vicissitudini di un siciliano trapiantato al nord che tornato nella sua terra viene costretto dalla mafia a compiere un delitto, mentre per Franco Zeffirelli compone le musiche di “Romeo e Giulietta”, una delle più riuscite versioni cinematografiche del capolavoro shakespeariano.
OLTRE IL CINEMA. Nella realtà, però, quello delle colonne sonore è solo uno degli aspetti dell’opera di Rota. Artista eclettico, ha una formazione importante (si diploma in composizione a Santa Cecilia nel 1930 mentre nel 1937 si laurea in lettere a Milano con una tesi sul compositore Gioseffo Zarlino) e inizialmente si dedica alla composizione di musica sacra (appena dodicenne esegue un oratorio da lui stesso composto “L’infanzia di San Giovanni Battista”). Rota ha realizzato una produzione teatrale che comprende, tra gli altri, lavori quali “Ariodante”(1938 -1941), “Il cappello di paglia di Firenze” (1955), “La notte di un nevrastenico” (1959), “La visita meravigliosa” (1965-1969), musiche per sinfonia e orchestra come “Concerto per arpa e orchestra” (1948), “Meditazione per coro e orchestra”, (1954), “Concerto per orchestra” (1958), e musica da camera “Sonata per viola e pianoforte” (1934-1935), “Sonata in Re per clarinetto e pianoforte” (1945), “Sonata per ottoni e organo” (1972).
Per ricordare la sua imponente opera, l'assessorato alla Cultura del Comune di Castellanza, nell'ambito della XXI Stagione Musicale Castellanzese, ha dedicato al compositore il concerto "Omaggio a Nino Rota" nel trentennale della scomparsa. Non solo un concerto, ma un vero e proprio evento per ripercorrere la vita artistica e musicale di Rota. Oltre ai filmati inediti, all'intervento del nipote, Jean Blancheart e aneddoti, ovviamente, la sua indimenticabile musica.
Fabio Massimo Penna